Messina

Domenica 19 Gennaio 2025

Odissea sull’A20 Messina-Palermo: corsie uniche, gallerie insicure e cantieri infiniti tra Villafranca e Tusa

 
 
 
 
 
 
 

C'è chi la definisce un calvario, chi un’odissea. Qualsiasi metafora si scelga per descrivere l’autostrada A20 Messina-Palermo, la sensazione è unica, ormai da troppo tempo: vivere un incubo. Tra pericoli e ostacoli, slalom, insidie e interminabili disagi. E il pensiero ricorrente durante il viaggio è uno soltanto: “Cosa abbiamo fatto per meritarci tutto questo?”. Dalla barriera di Villafranca a quella di Tusa, rispettando le velocità imposte dal Cas, si impiegano circa 2 ore per 130 km. In sostanza, quasi il doppio del tempo necessario viaggiando sui “classici” 100 km/h. La Gazzetta ha percorso la A20 lo scorso 9 gennaio, registrando circa un’ora di percorrenza, tra andata e ritorno, in viaggio su una sola corsia. Nel 2021, l’ingegnere Placido Migliorino, ispettore incaricato dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti di verificare le condizioni delle autostrade gestite dal Cas, in un pesantissimo “dossier” aveva evidenziato che 22 viadotti, 8 gallerie e 5 cavalcavia presentavano gravi criticità, raccomandando la chiusura di alcuni di essi. Da allora, sono trascorsi quattro anni, ma la situazione sulla A20 non appare migliorata: per gli automobilisti che la percorrono, resta un autentico inferno, con oltre una ventina di punti (13 in direzione Palermo e un’altra decina nel senso opposto) su cui insistono parzializzazioni della carreggiata.

Direzione Palermo

Tra Villafranca e Barcellona, ad esempio, insistono quattro restringimenti. Tra gli svincoli di Patti e Sant’Agata di Militello ce ne sono altrettanti: nel comune di Sant’Agata Militello, nella zona del viadotto Vina, a pochi chilometri da Tindari e, soprattutto, nell’infinito cantiere della galleria Calavà. Tuttavia, il tratto più critico si trova nel territorio di Santo Stefano di Camastra, dove si contano almeno cinque restringimenti dovuti a problemi in viadotti e gallerie: nella zona del tunnel Colonna, sui ponti Portale e Pagliaro, nell’area del viadotto Ficuzza (dove si viaggia a doppio senso di marcia) e poco prima dell’uscita di Santo Stefano. E da Villafranca a Tusa, si susseguono gallerie non illuminate, limiti di velocità, crepe, buche e rattoppi sull’asfalto. Il 9 gennaio scorso, nei 130 chilometri che ricadono nella provincia di Messina, lungo il tragitto erano al lavoro appena quattro operai.

Direzione Messina

Anche nel senso di marcia opposto i disagi non mancano, sebbene le parzializzazioni della carreggiata siano meno frequenti. Tra il comune di Tusa e lo svincolo di Brolo si contano cinque restringimenti: prima della galleria Santo Stefano, sul viadotto Fontanazza, a circa 9 km dallo svincolo di Sant’Agata Militello (con doppio senso di marcia), dal viadotto Pairò fino a dopo la galleria San Bartolomeo e nei pressi del tunnel Cipolla. In questo tratto, quella mattina, si contavano circa sei operai, impegnati soprattutto negli interventi sugli impianti di illuminazione delle gallerie. Da Patti a Villafranca ulteriori disagi si registrano in almeno cinque punti: dal viadotto Bauso alla galleria Calavà, all’altezza dello svincolo di Milazzo, nei pressi della galleria Serra Inglese (dove si viaggia a doppio senso di marcia), dalla galleria Grangiara fino al viadotto Tonnarazza. Anche qui si alternano gallerie non illuminate e tratti di asfalto in pessime condizioni, ad eccezione della zona di Brolo, dove il manto stradale è stato bitumato di recente. Dal “dossier Migliorino” non sono stati molti gli interventi strutturali conclusi; ancora tante, invece, le parzializzazioni della carreggiata, i doppi sensi di marcia e i limiti di velocità che servono ad evitare il peggio per chi percorre la A20 e “proteggere” le casse del Consorzio da pesanti risarcimenti in caso di incidenti. Fino a due anni dopo, praticamente nessuna delle situazioni critiche segnalate nel dossier era stata definitivamente risolta e il Consorzio si faceva scudo con la mancanza di fondi. «Si combatte una malattia terminale con la tachipirina», commentava, allora, l’ispettore Migliorino. Adesso c’è una responsabilità sul Cas che “pesa”: 253 milioni nei di euro da spendere e un’autostrada “attempata” che si ha il dovere quantomeno di far “ringiovanire” con quei fondi.

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