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Matricidio a Messina, si scava nella vita privata di Giosuè: nel 2023 un accertamento sanitario

A richiederlo è il medico curante quando c'è il fondato sospetto di un disagio psichico e manca la collaborazione dell'assistito. Fu chiesto nel 2023, ai legali non risultano prese in carico o azioni successive

È stata formalizzata dagli avvocati Oleg Traclò e Daniele Straface la richiesta di eseguire una perizia psichiatrica su Giosuè Fogliani, reo confesso dell’omicidio della madre 62enne Caterina Pappalardo con oltre 50 coltellate nell’appartamento di via Battisti. Ai legali, intanto, risulterebbe, nel 2023, a carico del ragazzo un Aso (Accertamento sanitario obbligatorio), ovvero una visita, disposta su richiesta del medico curante e autorizzata dal Centro di Salute mentale e dal sindaco, rivolta a persone affette da disturbi psichici che non accettano di sottoporsi volontariamente ai controlli. All'accertamento, di cui è stata richiesta la documentazione, pare non siano seguite ulteriori azioni o prese in carico.
Al momento, sulla vita del giovane, sulle sue amicizie e su come trascorreva il tempo, non si hanno elementi chiarissimi. Si sta cercando di capire come spendesse il denaro che chiedeva alla madre, se avesse, ad esempio, il vizio del gioco.

Al centro delle indagini anche la situazione personale e familiare. Dopo la morte del padre, circa 10 anni fa, Giosuè ha vissuto con la madre e la sorella, che si è trasferita a Voghera, è stata rintracciata e informata dei fatti, pur non avendo ancora avuto alcun contatto con i legali del fratello. Al dolore per la terribile morte di Caterina Pappalardo, gli amici e i conoscenti della donna affiancano un atroce dubbio: era possibile prevedere il gesto?
«Senza un contatto diretto col caso e una, eventuale, cartella clinica davanti, possono solo essere fatte una serie di ipotesi», spiega Carmelo Panebianco, referente dell’Istituto italiano psicoterapia relazionale per la città di Messina e vice presidente dell'Ordine degli Psicologi.

«Da alcuni elementi emersi rispetto al rapporto madre/figlio – afferma –, un’ipotesi è che il ragazzo abbia una personalità altamente narcisista, che non accetta il rifiuto e risponde con aggressività ai no, tanto da perdere il controllo. Se in questo caso - continua - c’è stata una consulenza o un confronto con uno psicoterapeuta non è semplice cogliere una situazione di narcisismo, anche perché ormai nella nostra società è molto basso il grado di tolleranza delle frustrazioni, siamo diventati una popolazione di narcisisti. Un’altra possibilità - continua Panebianco - è che abbia una patologia psicotica con spunti paranoici. In questo caso la mamma rappresentava per lui un nemico perseguitante, per questo reagiva e ha reagito con l’aggressione, cercando di neutralizzare l’avversario. Un’ulteriore triste casistica è che tra mamma e figlio, nel tempo, si sia creata una relazione malata, un caso di folie à deux, ovvero che entrambi avessero un problema. In ogni caso, il raptus non si può configurare in una persona che sta bene e a cui non sono stati clinicamente accertati dei disturbi».

Ma è anche un’altra l'incognita che affligge: era una tragedia, in qualche modo, evitabile? «Ricordo che siamo soggetti a segreto professionale, ma tranne nel caso in cui ci rendiamo conto che la situazione clinica rappresenta un rischio per il paziente stesso o per altri. Se ci sono chiari segni clinici, siamo tenuti a fare immediatamente una segnalazione alla Procura, se ci sono buoni motivi per pensare che il soggetto sia un pericolo, è nostro obbligo denunciare».

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