Messina

Giovedì 16 Gennaio 2025

La “Stretto di Messina” ha pronto il Piano economico-finanziario

La “Stretto di Messina” e il Consorzio “Eurolink” procedono in direzione Cipess. Tutti gli atti e i documenti integrativi da presentare sul tavolo del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (il braccio operativo del Governo, quello che dovrà dare il via libero o meno alla fase realizzativa del Ponte sullo Stretto) sono stati completati o sono “in itinere”. A cominciare dal Piano economico-finanziario predisposto dalla società amministrata da Pietro Ciucci e presieduta dall’ing. Giuseppe Recchi. La “Stretto di Messina”, nella sua dettagliata relazione, ha inserito le stime sui costi di gestione e manutenzione del Ponte. La copertura finanziaria per la sua costruzione, come è noto, c’è già, è stata assicurata con la doppia manovra finanziaria per il 2024 e 2025. In tutto, sono disponibili 13 miliardi 552 milioni di euro, tra risorse dello Stato, fondi di coesione e sviluppo, stanziamenti (ricavati sempre dai fondi Fsc) della Regione Calabria e di quella siciliana, aumento di capitale da parte della stessa “Stretto Spa”, il cui azionista di maggioranza è il ministero dell’Economia e delle Finanze. Sulla questione delle penali, di cui si è scritto e detto molto in questi anni, l’amministratore delegato Pietro Ciucci anche di recente è stato perentorio: «Non esiste il problema. In caso si decida di non realizzare l’opera prima dell’approvazione del Cipess non c’è alcuna penale, in quanto non c’è il contratto. In caso l’opera non venga realizzata dopo l’approvazione del Cipess, dipenderà dal testo dell’atto integrativo e dalle motivazioni del blocco dell’opera. Inoltre, nell’ambito dell’atto aggiuntivo e in linea col quadro normativo di riferimento, sarà disciplinata l’applicazione di penali per l’eventuale mancato raggiungimento di determinanti termini contrattuali da parte del Contraente generale». Di fatto, sarà proprio il voto del Cipess «quel punto di non ritorno», al quale più volte ha fatto riferimento lo stesso Ciucci. Come è stato ricordato, la base dei contenziosi ancora in atto «non riguarda la validità in sé del progetto, ma ruota attorno ai temi legati principalmente al blocco per legge del contratto e al conseguente mancato profitto per le prestazioni non eseguite». Le imprese del Consorzio, oggi guidate da Webuild, hanno sostenuto di essere state danneggiate, perché lo Stato ha di colpo interrotto le procedure avviate, con l’espletamento e l’aggiudicazione di gare internazionali. E ciò è avvenuto «non perché il progetto del Ponte è stato “bocciato” o ritenuto irrealizzabile», ma per una decisione politica assunta dall’allora premier Mario Monti, nell’ambito delle misure legate al famoso “spending review” di quegli anni.

leggi l'articolo completo