All’ultimo atto del processo d’appello per l’operazione “Chanel”, sull’invasione in città dei fiumi di droga, soprattutto a Camaro e S. Lucia sopra Contesse, la sentenza decisa nel tardo pomeriggio di ieri dalla sezione penale presieduta dalla giudice Katia Mangano ci parla di dieci condanne, due ridotte e otto confermate. In questa tranche erano coinvolti: Giovanni Cacopardo, Antonino Settimo, Paolo Settimo, Salvatore Culici, Alessandro Cucinotta, Giovanni De Cicco Cuda (di Lamezia Terme), Antonino Familiari, Giovanni Nucera (di Melito Porto Salvo), Antonino Fichera (di Catania). La sentenza I giudici hanno assolto dal reato più grave, quello associativo, Alessandro Cucinotta, rideterminando la pena in 5 anni di reclusione e 20mila euro di multa per alcuni episodi di spaccio, e per Salvatore Culici hanno ritenuto “assorbito” un reato contestato in un altro fatto sempre addossato all’imputato, rimodulando tutto a 10 anni e 6 mesi di reclusione. Invece per tutti gli altri hanno confermato la sentenza di primo grado. Ecco le pene decise nel novembre del 2023: Giovanni Cacopardo, 16 anni e 10 mesi; Antonino Settimo, 20 anni di reclusione; Paolo Settimo, 18 anni e 4 mesi; Giovanni De Cicco Cuda, 6 anni; Antonino Familiari, 3 anni; Giovanni Nucera, 3 anni; Antonino Fichera, 3 anni e 2 mesi. E in primo grado, nel novembre del 2023, furono condanne pesanti con il rito abbreviato, si trattò in pratica di un secolo di carcere. In appello l’accusa, lo aveva fatto nel novembre scorso il sostituto procuratore generale Maurizio Salamone, aveva chiesto la conferma integrale di quella sentenza. Fanno parte del collegio difensivo gli avvocati Salvatore Silvestro, Antonello Scordo, Alessandro Trovato, Piero Pollicino, Antonino Curatola, Girolamo Curti, Andrea Alvaro, Salvatore Todaro, Salvatore Cannata, Carla Grillo, Pier Paolo Emanuele, Fortunato Romeo, Cinzia Panebianco, Angela Maria Borgese e Giuseppe Bonavita. La polizia, coordinata dalla Dda, con questa indagine ha scoperto un grosso giro d’affari legato al narcotraffico a Camaro e Santa Lucia sopra Contesse, con sconfinamenti in provincia di Messina e Catania, oltre a due canali di rifornimento in Calabria. «Capi e promotori» del sodalizio, specializzato nello smercio di cocaina e marjiuana, sono per l’accusa Antonino Settimo e Giovanni Cacopardo (e Paolo Settimo) che avrebbero impiantato la base operativa a casa del primo, dove sarebbero state anche programmate le attività del gruppo e confezionati gli involucri di droga da vendere ai clienti grazie a una fitta rete di pusher. Preziose, per l’avvio dell’indagine sfociata in 15 arresti di Squadra mobile e Sezione investigativa del Servizio centrale operativo, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giovanni Bonanno.