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"Quella sera Matteo non telefonava, poi ho saputo". Messina e quelle tante ombre a 27 anni dall'omicidio del prof. Bottari

Il prof. Matteo Bottari venne annientato da un solo colpo di lupara che fragorosamente s’infranse sulla sonnolenta Messina, la “città nascosta”. Ancora oggi una tragica morte senza un perché

Piove questa mattina. Un sipario di pioggia leggera s’intravede dalla grande finestra che guarda sul mare agitato, nella grande villa di famiglia dei d’Alcontres, a Sant’Agata, sulla litoranea. Piove come quella sera di ventisette anni fa, il 15 gennaio del 1998. Quando la vita del prof. Matteo Bottari venne annientata da un solo colpo di lupara che fragorosamente s’infranse sulla sonnolenta Messina, la “città nascosta”. Ancora oggi una tragica morte senza un perché.
Alfonsetta Stagno d’Alcontres, la moglie del prof. Bottari, è seduta sulla poltrona del salottino più vicino al mare, le sue mani si muovono freneticamente. Aprire ancora una volta dopo tanto tempo questa pagina dolorosissima e irrisolta per lei è difficile. Mentre iniziamo a parlare la chiama al telefono uno dei figli, Antonio, oggi un medico affermato al Policlinico, una goccia d’acqua col padre. Si preoccupa che non si agiti troppo, negli anni, dopo quello che hanno subito, il suo affetto per la madre s’ingrandisce ogni giorno che passa. Mentre parla, e ricorda, più volte la voce si rompe di amaro pianto. Ma è una donna forte. Ha del vero coraggio a parlare oggi.
Nell'edizione cartacea di domani di Gazzetta del Sud - Messina le interviste alla moglie Alfonsetta Stagno d'Alcontres, al rettore dell'epoca Gaetano Silvestri e all’attuale procuratrice aggiunta di Messina Rosa Raffa che, quando era sostituta della Direzione distrettuale antimafia, si è occupata in prima persona dell’omicidio Bottari per tre anni di seguito.

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