«L’idea è trovare soluzioni integrate anche per altre aree. Non escludo che possano entrare a far parte di questo ragionamento i Magazzini Gazzi, il Palazzo della Dogana e la Real Cittadella». Tra le dichiarazioni rilasciate durante la sua giornata messinese di giovedì, questa affermazione del governatore siciliano è tra quelle che ha colpito maggiormente. Nel Piano Città, frutto dell’accordo tra Regione e Comune, potrebbe, dunque, rientrare, oltre ai vari immobili dei quali si è discusso a Palazzo Zanca, il monumento simbolo della Zona falcata. Un annuncio “rivoluzionario”, perché sancirebbe davvero una svolta clamorosa nella gestione di quella porzione di territorio, la più preziosa di Messina, dove finora proprio il Comune è stato, di fatto, escluso quasi da tutte le competenze e i destini di quelle aree sono stati, e vengono ancora, decisi da enti statali (come l’Autorità di sistema portuale dello Stretto) o dalla Regione (che per decenni ha mantenuto “in loco” il suo Ente autonomo portuale).
E il Piano Città sarebbe completo, nel momento in cui si metterà mano, al di là degli annunci fatti in passato, alla sdemanializzazione di altre parti importantissime dell’affaccio a mare cittadino, come la cittadella fieristica, per la quale non ha senso che la titolarità sia dell’Autorità portuale e il cui futuro deve essere preso in mano dal Comune.
Il progetto Ca-Bis, che riguarda la vallata compresa tra Camaro e Bisconte, è l’asse portante di questo Piano. E ne ha parlato ieri la professoressa Francesca Moraci, la quale è la coordinatrice scientifica dello studio di fattibilità e che ha lavorato fianco a fianco con il sub-commissario per il Risanamento, Marcello Scurria, e con l’arch. Grazia Marullo, la dirigente tecnica dell’Ufficio commissariale.
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