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I “rider” dell'informazione e la Cgil danno vita allo sportello per la libertà di stampa a Messina: verrà intitolato al giornalista Davide Scarinci

Giovedì 9 Gennaio 2025, nella sede della CGIL di Messina, è stato inaugurato lo Sportello per la Dignità di Stampa. Verrà intitolato al cronista Davide Scarinci, morto alle Isole Eolie nel 2019. Davide lavorava nella ristorazione dopo aver lasciato il mondo giornalismo.
La figura del giornalista, oggi, è composta da tanti liberi professionisti e dai cosiddetti “freelance”. E proprio sui collaboratori poggia la maggior parte del lavoro. Il quadro normativo nel quale ci muoviamo è quello del famigerato “Jobs Act”, che ha sdoganato tutti i contratti di collaborazione, anche in ambienti altamente professionalizzanti, proprio come quello della stampa e dell’informazione. Per i più fortunati, l’applicazione di questi contratti permette di sviluppare una progettualità che garantisca livelli salariali adeguati e una progressiva stabilizzazione. Nella maggior parte dei casi, però, la collaborazione si manifesta in sporadici rimborsi e in lavori a prestazione, sottopagati, con cifre che il più delle volte oscillano tra cinque, dieci, tredici o venti euro per ogni articolo prodotto, spesso indipendentemente dalla lunghezza e dalla qualità.
Il ricorrente uso del lavoro para-subordinato e il ritorno al cottimo creano condizioni lavorative del tutto analoghe a quelle che abbiamo già affrontato con i Rider: chi lavora in questo settore, infatti, si ritrova a essere un vero e proprio “rider dell’informazione”. Sempre in prima linea, ma con condizioni lavorative precarie. Mancanza di tutele basilari come le ferie e le malattie e turni di lavoro irregolari, nei quali non vengono riconosciuti straordinari e festivi, caratterizzano un lavoro povero che crea condizioni di vita precarie.
La totale mancanza di progressione di carriera, inoltre, tarpa le ali alla maggior parte dei giovani che sperano di poter fare di questa passione la loro professione. Questo modello di sviluppo, così, produce sfruttamento e favorisce il monopolio dell’informazione, che è sempre più concentrata in mano a poche testate e/o emittenti, con il conseguente ricatto occupazionale. E la grande crisi del mondo dell’informazione si traduce anche in una conseguente compressione della libertà di stampa.

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