Messina

Venerdì 10 Gennaio 2025

Messina, ecco il Piano per trasformare pezzi di città: si parte dalle caserme Masotto e Nervesa a Bisconte

Venti immobili che dal nulla nel quale sono sprofondati vengono “restituiti” alla città per essere trasformati in valore. E un punto di partenza enorme: i 70 mila metri quadrati delle caserme Masotto e Nervesa, a Bisconte, che diverranno eco-quartieri da destinare al risanamento sociale, oltre che urbano, per l’eliminazione delle baraccopoli proprio di Bisconte e di Camaro. È questo il “cuore” del Piano Città, un accordo tra Comune, Regione, Ufficio commissariale per il risanamento delle baraccopoli ed Agenzia del Demanio che rappresenta il punto di partenza di un processo di trasformazione e rigenerazione urbana dal potenziale enorme. Ieri, nel salone delle Bandiere di palazzo Zanca, sono state messe nero su bianco le firme del governatore siciliano (anche nella veste di commissario) Renato Schifani, della direttrice generale dell’Agenzia del Demanio Alessandra Dal Verme e del sindaco di Messina Federico Basile. Un patto tra istituzioni, per ridare vita a grandi compendi pubblici di architettura industriale e militare sostanzialmente in disuso, tra cui, ad esempio, le fortificazioni, per le quali si immaginano soluzioni innovative sul piano turistico, anche coinvolgendo investitori privati. Ma in cima alle priorità e all’agenda del Piano città c’è il risanamento. È da qui che si parte, come spiegato da Dal Verme del Demanio: «Due caserme importanti, inutilizzate da anni, la Masotto e la Nervesa. A fianco abbiamo delle realtà durissime di baraccopoli (Bisconte e Camaro San Luigi, ndr). Ci siamo attivati per rendere disponibili questi due manufatti di 70 mila metri quadri, immediatamente riconvertibili. Una parte può andare subito al Comune per il progetto Pinqua, una parte al commissario per il risanamento, che opera sul territorio tramite il sub commissario. Sono state fatte le indagini preliminari, siamo già in una fase piuttosto avanzata. Il progetto è creare dei grandi eco-quartieri rigenerati, che si amplieranno con altre proprietà limitrofe del Comune. Le prime realizzazioni dovremmo averle già nel 2026». E oltre Bisconte, «l’idea è trovare soluzioni integrate, sedendoci ad un tavolo, per altre aree. Non escludo che possano entrare a far parte di questo ragionamento i magazzini Gazzi, la Real Cittadella, il palazzo della Dogana». Ecco perché il sindaco Basile, nell’introdurre i lavori, parla di «visione complessiva»: quello aperto con il Piano città «è un tavolo di lavoro, un progetto che parte dalla volontà di Stato di riattivare le troppe realtà abbandonate da tempo. La nostra città è divisa in tante competenze territoriali e spesso non si è riusciti ad avere una visione d’insieme. Oggi quella visione c’è e ci consente di riprenderci porzioni di territorio che non erano più nella disponibilità del territorio stesso». Un lavoro che parte da lontano, come ricordato, in video collegamento, dalla sottosegretaria ai rapporti col Parlamento, Matilde Siracusano, secondo cui «Messina oggi è un modello da esportare». Lavoro che vede impegnate diverse componenti statali, tant’è che in video, da Roma, la sottosegretaria all’Economia e Finanze Lucia Albano, evidenzia «una proficua collaborazione tra le diverse Istituzioni coinvolte». Collaborazione è la parola d’ordine, ma tutt’altro che scontata, visti i rapporti fin qui tutt’altro che idilliaci, a livello politico, tra amministrazione comunale e governo regionale. Schifani, per la prima volta a palazzo Zanca da quando è presidente della Regione, non ne fa cenno e guarda oltre: «Nella collaborazione istituzionale o ci si crede, o si fallisce. Lo Stato ha tentato grandi operazioni di vendita degli immobili statali, negli anni, ma quelle operazioni non hanno sortito grandi risultati, poi ci si è fermati. Ora registro una ripresa di questa dinamica, una nuova fase di apertura al territorio. Nelle vesti di commissario seguirò attentamente e personalmente questa fase, che voglio portare come esempio nel dibattito politico. Collaboreremo al Comune, riconoscendone il ruolo di protagonista. Ringrazio l’amministrazione comunale per gli sforzi che sta compiendo, perché Messina è una città che vedo viva. Non sono abituato a partecipare a tanti convegni, non voglio chiamarle passerelle, ma oggi sono qua perché è un momento che merita». Una nuova fase per le strategie dello Stato sul proprio patrimonio immobiliare, dunque, ma anche una nuova fase politica per Messina e i rapporti con la Regione. E non è un caso che si apra proprio adesso.

Dal deposito di Campo Italia a Forte Ogliastri: l’elenco

«L’obiettivo, in sintesi, è: creare un valore, attraverso immobili che oggi sono un disvalore, perché generano degrado». Così la direttrice generale dell’Agenzia del Demanio, Alessandra Dal Verme, spiega in poche parole cos’è il Piano Città. Un piano che, nel caso di Messina, prevede una serie di linee programmatiche: azioni di rigenerazione urbana a supporto della riqualificazione delle baraccopoli; la realizzazione di un mix funzionale di residenze, uffici e servizi in grado di generare valore e sviluppo anche in termini di benessere e sostenibilità sociale; la valorizzazione dei caratteri identitari dei luoghi e del patrimonio immobiliare pubblico con alto valore storico e culturale per favorirne la fruizione pubblica e rafforzare l’offerta dei servizi culturali; la valorizzazione del porto, con nuovi servizi attrattivi per la collettività e il turismo; il miglioramento della logistica della pubblica amministrazione attraverso il riuso del patrimonio immobiliare pubblico con abbattimento di fitti passivi per lo Stato; la promozione di azioni integrate volte alla sostenibilità ambientale, come l’incremento del verde urbano, l’efficientamento energetico, la promozione della mobilità sostenibile; l'aumento di servizi connessi all'offerta universitaria, l’innovazione tecnologica e le residenze per gli studenti. Tutto questo, secondo il Piano, dovrebbe essere realizzato trasformando e rigenerando strutture in disuso che fanno parte del cosiddetto “portafoglio immobiliare”, parte integrante del protocollo d’intesa siglato ieri. Ne fanno parte, al momento, venti immobili o aree di Messina: caserma Masotto, caserma Militare Nervesa, magazzini di commissariato di Marina, Forte Spuria, Forte dei Centri, ex deposito munizioni Campo Italia, Forte Ogliastri, ex Forte Castellaccio, ex Forte Gonzaga, Forte Petrazza, Forte Schiaffino, Forte Serra La Croce, Forte Masotto, Batteria Crispi, Forte San Jacchiddu, Forte Puntal Ferraro, Forte Cavalli, ex deposito nafta Cappuccini, casette ex Dicat Bisconte, ex Polveriera Camaro e collinetta Bisconte, area ex Baraccopoli (l’unica, di fatto, di proprietà comunale). Un elenco che può essere arricchito nel tempo, come lasciato intendere ieri dalla stessa Dal Verme, che ha citato, come esempi prestigiosi, il compendio immobiliare dell’ex Dogana e la Real Cittadella nella zona falcata. «Esprimiamo soddisfazione per il lavoro di programmazione che punta al recupero di aree periferiche del nostro territorio dove poter far crescere un nuovo modo di concepire lo sviluppo della città», è il commento del segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi. «Al tempo stesso – continua – siamo convinti che la rinnovata sinergia possa essere utile, da Regione e Comune ci aspettiamo che si lavori insieme, con una sinergia proficua, per dare spinta al territorio».    

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