Assoluzione per l’associazione e pene ridotte per gli altri reati. Si è concluso con questa sentenza il processo d’appello bis dell’operazione “Red drug”, un traffico di droga sull’asse Roma- Messina scoperto dalla Guardia di Finanza durante il periodo del primo lockdown. Dopo l’annullamento della Cassazione il processo è tornato in Corte d’appello per un nuovo pronunciamento. In questa tranche sono rimasti in sei: Gianpaolo Scimone, Carmelo Sessa, Flaminio Florelli, Francesco Minissale, Gregorio Fiumara e Maurizio Azzara. La Corte d’appello, presieduta dal giudice Carmelo Blatti, ha disposto l’assoluzione dal reato di associazione finalizzata al traffico di droga rideterminando le pene. In particolare Gianpaolo Scimone è stato condannato a 3 anni e 2 mesi e 20mila euro di multa, Carmelo Sessa a 4 anni e 28mila euro di multa, Flaminio Florelli a 2 anni e 6 mesi e 16mila euro di multa, Gregorio Fiumara a 2 anni e 8 mesi e 20mila euro di multa, infine Francesco Minissale è stato condannato a 1 anno e 10 mesi e 14 mila euro di multa. La Corte d’appello ha anche revocato l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale per Scimone e Sessa dichiarandoli interdetti dai pubblici uffici per cinque anni. Infine sono state revocate le pene accessorie applicate a Minissale, Florelli, Fiumara e Azzara e dichiarata l’inefficacia delle misure cautelari. A rappresentare l’accusa il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo che ha richiamato quanto evidenziato dalla Cassazione. Per la difesa sono intervenuti gli avvocati Antonello Scordo, Alessandro Billè, e gli avvocati Alessandro Palermo, Maria Michela Trovato e Roberta Longhitano del Foro di Catania e l’avvocato Massimo Di Censo del Foro di Cassino.
Il processo concluso in appello è dunque il procedimento bis aperto a seguito della decisione della Corte di Cassazione che, su ricorso degli avvocati della difesa, aveva annullato con rinvio per la parte relativa proprio al reato associativo. La Cassazione ha accolto quanto evidenziato nei ricorsi in relazione ai dubbi sull’esistenza di un vincolo associativo e sul fatto che non era stato identificato con certezza il terzo soggetto che avrebbe permesso di ipotizzare un’associazione.
Erano state le indagini della Guardia di Finanza a scoprire il sistema ideato per trasportare la droga: quando a tutti era precluso qualsiasi spostamento per la “zona rossa”, si sarebbero mossi senza problemi trasportando e distribuendo la droga caricandola su un’ambulanza, gli unici mezzi che potevano circolare indisturbati durante la prima ondata dell’emergenza pandemica.
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