L’erosione della costa rischia di minare l’esistenza del lungomare di San Gregorio di Capo d’Orlando nel tratto dietro il promontorio della città, dove i relitti del vecchio molo e l’accumulo di spiaggia che si era creata e che lo difendono stanno lentamente scomparendo.
Le ultime mareggiate hanno così messo in evidenza una nuova ed ulteriore emergenza in questo tratto di costa. In pratica il mare si sta riprendendo ciò che l’uomo gli aveva tolto cementificando l’arenile con la costruzione della strada e del pontile, proprio lì dove prima c’erano scogli e spiaggia.
L’unica salvezza è ora riposta nel progetto di ripascimento naturale di cui Palazzo Europa attende la firma sul decreto ministeriale di finanziamento di quasi 5 milioni di euro.
Si tratta di versare milioni di metri cubi di sabbia da prelevare nell’accumulo di Bagnoli lì dove le correnti la trascinano da decenni. Della validità di questo intervento ne è convinto il prof. Salvatore Sansiverino, che da anni studia il fenomeno dell’erosione tanto che osserva nella sua analisi: «Nutro seri dubbi che si possano ormai realizzare interventi strutturali di alcun genere, operazioni che possano arrestare l’erosione sempre più avanzata. Della decementificazione dei torrenti se ne parla da decenni ma non si è mai mossa una foglia. I tetrapodi da torrente Bruca alla Gambitta Conforto hanno di fatto trattenuto parte della sabbia che già cominciava a mancare».
Ma non sono servite altre strategie. Infatti gli altri interventi strutturali – aggiunge il prof. Salvatore Sansivirino – non hanno fatto altro che irrigidire la costa dal depuratore fino al faro e ora a San Gregorio, oppure sono stati snaturati come il progetto Sirito senza fare gli interventi di manutenzione previsti. Ciliegina sulla torta si è aggiunto il porto di Sant’Agata che ha cagionato gravissimi danni al lungomare santagatese».
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