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De Luca-Schifani, c'eravamo tanto odiati... E' una questione di sopravvivenza politica

Qual è il confine tra pragmatismo e trasformismo? E quale sarà il prezzo da pagare, di fronte al sempre più disorientato elettore?

Cateno De Luca parla di pragmatismo. Il dizionario della politica traduce in trasformismo. Come chiamare altrimenti la giravolta, ieri definitivamente completata, che nel giro di pochi mesi ha portato il leader di Sud chiama Nord dal definire Renato Schifani un «ologramma», un «coyote di professione», un «pavido e inadeguato», all’elevarlo, addirittura, a «padre nobile della politica»? Se le parole hanno un peso, specie se pronunciate nel momento più alto della democrazia come quello elettorale, quelle utilizzate negli ultimi due anni da De Luca nei confronti di Schifani non possono essere derubricate a mera dialettica. Né si può liquidare come una semplice strategia lo scambio di effusioni che ha caratterizzato il - per certi versi - surreale incontro di ieri.

Gli ultimi improperi lanciati da De Luca verso il governatore risalgono a meno di tre mesi fa, ma l’elenco è talmente lungo che queste righe rischierebbero di non bastare. Due anni fa, quando lo stesso Schifani si lasciava sfuggire un «mai dire mai» di fronte ad un futuro, allora nemmeno ipotetico accordo con De Luca, quest’ultimo replicava: «Schifani non si faccia illusioni, non esiste neanche la minima possibilità che Cateno De Luca possa fare accordi con lui. Non gli farò mai da stampella perché non voglio avere a che fare con personaggi che attualmente risultano coinvolti nel sistema Montante, emblema dei più schifosi rapporti tra mafia e politica».

Questi erano i toni e se diventa sufficiente un colpo di spugna, un machiavellico dietrofront in nome della “buona amministrazione”, per cancellarle dagli archivi, aprendo le porte a scenari futuri ancora troppo nebulosi per essere analizzati con serietà, è lecito porsi alcune domande. Quanto vale la coerenza di fronte alla necessità di sopravvivenza politica (fattore che oggi, probabilmente, motiva più di altri le mosse di De Luca)? Qual è il confine tra pragmatismo e trasformismo? E quale sarà il prezzo da pagare, di fronte al sempre più disorientato elettore?

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