«Un’anomalia», perché l’unica certezza è che «c’è stato un maggiore esborso di risorse pubbliche per un bene che comunque dovrà essere assegnato al Comune». Quindi «un fatto grave, che non si può chiudere con un volemose bene». Insomma, c’è da aspettarsi un seguito nel “caso risanamento”, la polemica natalizia che scuote la politica messinese, aprendo una voragine – altro che frattura – tra il sindaco Federico Basile ed il sub commissario per il risanamento delle baraccopoli, Marcello Scurria, ma accorciando sensibilmente le distanze, ormai ridottissime, tra Cateno De Luca, il leader di Sud chiama Nord rimasto in silenzio (almeno pubblicamente) su questa vicenda, ed il presidente della Regione, Renato Schifani, che in silenzio non è rimasto, anche – e non solo – nella qualità di commissario per il risanamento, colui, cioè, che ha nominato Scurria per questo ruolo. La partita regionale In quel «ringrazio il presidente Schifani per la celerità con cui ha risposto», parole di Basile, c’è molto di ciò che ci si potrebbe aspettare da qui in avanti. E nella frase «al presidente Schifani nella sua qualità di commissario chiedo un cambio di rotta rispetto alla direzione che evidentemente il sub commissario Scurria ha inteso seguire» c’è il senso ultimo di questa improvvisa partita a scacchi: la “testa” di Scurria, che da Palazzo Zanca chiedono su un vassoio d’argento, proprio nei giorni in cui a Palermo si discute della Legge di stabilità e il dialogo tra ciò che resta di Sud chiama Nord e il governo Schifani è più fitto che mai. Il fattore scatenante La chiave di lettura politica, però, non è quella principale, secondo la narrazione che il sindaco Basile fa nella conferenza stampa convocata ieri a palazzo Zanca e alla quale si presenta insieme al vicesindaco Salvatore Mondello, al direttore generale Salvo Puccio e ai presidenti di Patrimonio Spa e Arisme, Maurizio Cacace e Fabrizio Gemelli. Il punto di partenza è sempre la vicenda dell’asta giudiziaria per i dodici lotti di appartamenti a Contesse-Cep, acquistati dall’ufficio commissariale per 300 mila euro in più rispetto a quanto offerto dal Comune. Fattore scatenante di un conflitto che covava evidentemente da tempo. «Questa è un’anomalia che non è legata né al sindaco, né al commissario – esordisce Basile –. Le risorse reperite da Arisme e dalle amministrazioni De Luca e Basile sono pari a circa 200 milioni di euro, grazie ad un meccanismo messo in moto su iniziativa dell’ex sindaco. Il Governo nazionale, poi, ha individuato nella struttura commissariale uno strumento per accelerare, con ulteriori 100 milioni. L’agenzia per il risanamento è nata dal nulla, e ha lavorato prima da sola e poi col commissario precedente, assegnando oltre 300 alloggi. Il commissariamento, che deve dare una marcia in più, ha assegnato 110 alloggi in quest’ultimo anno e mezzo. Ed è uno strumento che deve necessariamente parlare col comune di Messina». «Manca programmazione» Ed è questo il punto, secondo il sindaco: l’anomalia è «che non si faccia attività di programmazione, che il Comune partecipi ad un’asta pubblica per reperire alloggi e si trovi accanto il commissario che dovrebbe collaborare a quelle attività e coordinarle. Qui non c’è un problema di competenze, di chi è più bravo o deve indossare medagliette, c’è un problema di buon senso. Anche un euro di soldi pubblici spesi male crea un disagio, se non lo vogliamo chiamare danno erariale. E credo che quanto accaduto non sia normale e anzi è grave». È lo stesso Basile a tirare le fila della conferenza stampa, coinvolgendo, in primi, il presidente della Patrimonio Spa, Cacace: «Perché abbiamo offerto il minimo? Perché abbiamo agito in base ai principi di buon andamento e di equilibrio di bilancio e sulla scorta di una stima del dipartimento», spiega quest’ultimo. E Gemelli, presidente di Arisme, ma in primis da avvocato, aggiunge: «La turbativa d’asta non è configurabile né in questo caso, né in generale nella pubblica amministrazione. Orientamento non supportabile dalle normative». Una risposta a Scurria, che aveva paventato questo rischio, di fronte ad un’eventuale intesa preventiva tra Comune e ufficio commissariale. «Il tema non era mettersi d’accordo sull’asta, ci mancherebbe – dice il sindaco a questo proposito –, ma che abbiamo perso tempo, uomini e lavoro, per comprare, alla fine, lo stesso bene ad un importo maggiore». I fondi Pinqua Ma a Basile non va giù nemmeno l’incursione dello stesso Scurria su come, finora, il Comune ha utilizzato i propri fondi. «Non ci si può permettere parlare di fondi che il Comune sta gestendo come il buon padre di famiglia. Ho letto che col Pinqua finora abbiamo speso 3,5 milioni, a me risulta che ne abbiamo spesi 20». Ed è il vicesindaco Mondello a entrare nel dettaglio: «Per acquistare la caserma Sabato abbiamo speso 3,5 milioni, per la ristrutturazione stiamo spendendo altri 9,5 milioni, in più è prevista la demolizione e ricostruzione, nello stesso ambito, per circa 4 milioni. E per quanto riguarda tutti gli altri lotti, è stata completata tutta la fase progettuale, poi è evidente che in questa fase la spesa è relativa ad attività immateriali, ma senza i progetti i cantieri non possono partire. Inoltre la caserma Sabato è figlia di una rimodulazione del progetto Pinqua, quelli erano fondi previsti per rione Taormina, e cioè l’area più complessa per l’eterogeneità di valori, a partire dalle proprietà». E proprio su Rione Taormina Mondello fa una precisazione, relativa agli 11 milioni definanziati dalla Regione: «Il progetto Cipe di cui si parla nasce all’Iacp, quando si insedia giunta De Luca riusciamo a recuperarlo e lo manteniamo laddove era stato immaginato originariamente. Ripetutamente abbiamo chiesto di poter rimodulare il finanziamento, perché a Rione Taormina sarebbe stato impossibile spendere quei soldi. La risposta è stata che non si poteva fare». E a proposito di collaborazione e dei rapporti tra Comune e ufficio commissariale, se da una parte Scurria aveva evidenziato come, nell’estate 2023, avesse “offerto” i poteri derogatori del suo ruolo al Comune, senza però ottenere risposta, dall’altra il direttore generale Puccio tira fuori un documento del giugno scorso, in cui è il Comune a chiedere all’ufficio commissariale un’accelerazione sull’approvazione dei progetti Pinqua, utilizzando proprio i poteri derogatori. «E non avendo avuto risposta – dice Puccio – abbiamo dovuto chiedere il supporto della Prefettura». Questioni di «garbo» Basile sbotta, a un certo punto: «Non mi piace che si dica che è il sindaco a non voler collaborare. A me piace fare le cose in modo istituzionale, senza andarle a sbandierare. Ad esempio un anno fa il sub commissario nominò soggetti attuatore Messinaservizi e Messina Social City, due società partecipate del Comune, senza avere nemmeno il garbo istituzionale di informarmi. Oppure, la consegna delle chiavi agli assegnatari dovrebbe farla Arisme, e invece viene fatta dalla struttura commissariale. Nessuno, però, qui fa le barricate. Non mi interessano le foto o i like. Non credo di aver mai operato in maniera sgarbata istituzionalmente». Lecito chiedere, a questo punto, quali margini possano esserci per ripartire con un dialogo sereno con l’attuale sub commissario: «Io rappresento la città e posso costruire un dialogo con chiunque. Ma questa vicenda non si può liquidare con un volemose bene». E difficilmente andrà a finire così.