L’ultima volta che Messina ha raggiunto un settimo posto in una classifica nazionale è stata con la serie A di calcio, in quello storico campionato di quasi vent’anni fa. Stavolta il pallone non c’entra e sicuramente il risultato fa meno “rumore”, ma il settimo posto per raccolta differenziata in tutta Italia, tra le città con oltre 200 mila abitanti, è un dato che merita la copertina. Anche perché equivale alla conferma di un primato già conquistato, quello tra le città del Sud. Il riconoscimento arriva dal Rapporto Rifiuti Urbani Ispra 2024, rapporto che, evidenzia anche il sindaco Federico Basile insieme ai vertici della Messinaservizi, «conferma Messina tra le eccellenze nazionali, con un 55,4% di raccolta differenziata nel 2023. In pochi anni, Messina ha compiuto una rivoluzione nella gestione dei rifiuti, passando da livelli critici a una leadership che la distingue su scala nazionale. Il salto rispetto al 53,5% del 2022 che vedeva Messina all’ottavo posto è un risultato straordinario, frutto di strategie mirate e dell’impegno condiviso tra amministrazione e cittadini. Questo traguardo non è solo un numero: è la prova concreta che un cambiamento radicale è possibile. Messina continua a guardare avanti, più vicina che mai all’obiettivo del 65% e pronta a confermarsi esempio virtuoso per tutto il Sud Italia».
È raggiante la presidente di Messinaservizi, Mariagrazia Interdonato: «Quando ho visto questi dati, ho visto Messina in mezzo a città che sono partite molto prima di noi, mi sono emozionata, perché è la testimonianza di quanto importante e anche rapido sia stato il lavoro svolto in questi anni». Colpisce, infatti, la crescita esponenziale nel tempo, ad una velocità tripla: nel 2019 Messina si attestava al 18,8% e, ad esempio, Verona era al 52,9%, Firenze era al 53,9%, Bari al 43,2%. Anno dopo anno la scalata è stata rapidissima: dieci punti percentuali conquistati in un solo anno, altri 14 nel 2021, altri dieci nel 2022, fino a varcare, nel 2023, la soglia del 55%, piazzandosi quasi alla pari con Firenze, superando proprio Verona e distaccando Bari, rimasta sostanzialmente ferma. In Sicilia il primato è fin troppo netto: Catania è al 34,7% (comunque venti punti in più rispetto al 2019), Palermo addirittura al 16,9%.
Dati, peraltro, già superati in corso d’opera: a settembre è stato toccato il picco del 59,87% e con ogni probabilità il 2024 si chiuderà con una media del 58%.
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