Come spesso accade con i tormentoni estivi, anche quello sull’acqua di Messina “ceduta” a Taormina, una volta subentrate le più corte giornate autunnali, è finito nel dimenticatoio o quasi. Eppure per settimane – quelle calde, caldissime della crisi idrica che ha reso complicata l’estate di diverse famiglie messinesi – questa sembrava essere diventata la causa principale dei problemi della città coi suoi rubinetti a secco. L’acqua non c’è? «E certo, la diamo a Taormina», era la vulgata, in virtù di un accordo a tre, quello siglato mesi prima da Amam, Siciliacque e Comune di Taormina, diventato poi un boomerang politico, visto che sindaco di Taormina è Cateno De Luca. Calata la tensione, si sono abbassati anche i riflettori sulla questione, rispetto alla quale, va detto, sia lo stesso De Luca che il sindaco di Messina, Federico Basile hanno sempre assicurato che quell’accordo non aveva penalizzato capoluogo, con tanto di conferenza stampa “dimostrativa” negli angusti locali del serbatoio Gescal, a Gazzi. «Quando arriveranno le fatture trimestrali vedrete», si diceva. Oggi che i riflettori sono pressoché spenti, siamo andati a chiedere conto di quelle fatture trimestrali, giusto per chiudere una volta per tutte quel caso. E dai numeri che ci sono stati mostrati emerge che non solo Messina non ha perso la propria acqua in favore di Taormina, ma addirittura ne ha “guadagnata”. Insomma, se ci sono cause da individuare nella crisi idrica della scorsa estate – e ce ne sono, a partire da una rete colabrodo per arrivare ad un macchina dei “soccorsi” partita troppo tardi –, non è nel “caso Taormina” che bisogna cercare. In estrema sintesi il dato che emerge dalle fatture relative al secondo e terzo trimestre 2024 trasmesse da Siciliacque ad Amam è che su un totale di 154.330 metri cubi d’acqua consegnati dalla condotta dell’Alcantara (quella gestita da Siciliacque appunto) a Messina, verso Taormina ne sono stati “vettoriati” 32.890 metri cubi, mentre a Messina ne sono arrivati 121.440. Cioè il quadruplo. Acqua che, per inciso, dovrà essere pagata, e profumatamente, secondo il salato tariffario di Siciliacque. Vale la pena ricordare cosa prevedesse la famigerata convenzione “a tre” siglata nel marzo scorso e diventata, poi, operativa in estate. Tutto era nato da una richiesta d’aiuto arrivata da Taormina nel dicembre 2023: l’esigenza di aumentare la dotazione idrica in vista dell’estate per «l’elevatissimo fabbisogno da parte del comparto turistico-ricettivo». E qui nasceva il problema: Siciliacque rifornisce il Comune di Taormina tramite l’acquedotto Alcantara al punto di consegna di contrada Cuculunazzo, sistema che, però, «tecnicamente non consente un incremento della fornitura idrica che soddisfi le esigenze del Comune». Per questo è arrivata in soccorso l’Amam, dopo diversi incontri tra Siciliacque, Comune di Taormina, la stessa Amam e l’Assemblea territoriale idrica di Messina. Nella convenzione venivano elencati gli obblighi di Siciliacque e di Amam. Siciliacque «si obbliga a prestare a favore del Comune (di Taormina, ndc) una fornitura idrica all’ingrosso , integrativa ed aggiuntiva (...), pari a 60 litri al secondo presso il punto di consegna di Furci Siculo». In realtà il punto di consegna è stato poi trasferito a Gescal ed è il punto in cui Siciliacque immetteva l’acqua nell’acquedotto di Amam, cioè la condotta del Fiumefreddo. Ad Amam, a quel punto, restava solo l’obbligo di «veicolare la risorsa idrica consegnata da Siciliacque al punto di consegna sino al punto sito in località Galleria Sirina del territorio del comune di Taormina». Era il cosiddetto punto di consegna vettoriamento: Amam forniva il mezzo di trasporto – il proprio acquedotto – per far giungere a Taormina la dose aggiuntiva di acqua proveniente dall’Alcantara che Siciliacque, per ragioni tecniche, non era in grado di fornire in maniera diretta. Nei due punti – quello di consegna e quello di vettoriamento – sono stati installati dei misuratori perché, come previsto dall’articolo 3 della convenzione, Siciliacque, Comune di Taormina e Amam si obbligavano «a effettuare, trimestralmente e in contraddittorio, le letture» per «determinare il volume, inteso come quantità di risorsa idrica, di competenza di ciascuna parte». E questo perché ogni eventuale discrasia tra i volumi idrici misurati prevedeva delle conseguenze: se, ad esempio, al punto di consegna Siciliacque-Amam fosse risultato un quantitativo d’acqua maggiore rispetto a quello vettoriato verso Taormina, la relativa differenza sarebbe stata fatturata da Siciliacque ad Amam. Ed è proprio quello che è avvenuto poco più di un mese fa, con la trasmissione delle fatture trimestrali. Che, forse, chiude definitivamente un caso di cui ci si era dimenticati in fretta.