Dovranno difendersi dall’accusa di responsabilità colposa per lesioni personali in ambito sanitario due medici in servizio all’ospedale di Sant’Agata Militello, rinviati a giudizio dal gup del Tribunale di Patti Eugenio Aliquò. I fatti risalgono all’estate del 2022, quando una donna subì l’amputazione di una gamba a seguito di una grave setticemia. I familiari della paziente, rappresentati dall’avvocato Massimiliano Fabio, chiesero quindi l’accertamento di eventuali responsabilità in merito al trattamento sanitario prestato alla congiunta.
Secondo quanto riferito, infatti, la 43enne fu ricoverata al Pronto soccorso dell’ospedale di Sant’Agata Militello a seguito di forti dolori agli arti inferiori e difficoltà nella deambulazione, ma fu rimandata a casa alcune ore dopo la somministrazione di una terapia antibiotica con il suggerimento di rimanere a riposo.
Pochi giorni più tardi, però, le sue condizioni peggiorarono, tanto da dover essere trasportata in ambulanza nuovamente al Pronto soccorso santagatese e da lì trasferita al Policlinico “Gaetano Martino” di Messina, dove ai sanitari non rimase altra scelta che intervenire con l’amputazione dell’arto, per scongiurarne la morte. La donna rimase quindi parecchi giorni in Rianimazione, prima di essere dichiarata fuori pericolo e far rientro a casa.
L’imputazione formulata a carico di Maria Sofia Lo Balbo, medica del Pronto soccorso, e del chirurgo Giuseppe Rubino, che prestò la consulenza specialistica, ipotizza, sulla scorta delle perizie dei consulenti nominati dalla Procura, l’imprudenza nell’aver causato il peggioramento del focolaio di sepsi della paziente, omettendo l’esecuzione di un esame radiologico che avrebbe potuto consentire di diagnosticare il rischio di una cancrena gassosa e attuare la terapia mirata.
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