La corte d’appello, ribaltando completamente il verdetto di primo grado, ha assolto con la formula più ampia, ovvero “perché il fatto non sussiste”, il prof. Salvatore Lazzara, dirigente medico di Chirurgia generale al Policlinico, dal reato di omicidio colposo per la vicenda legata al decesso di una paziente, la 58enne Lucia Sigari, avvenuto al “G. Martino” il 27 febbraio del 2017. I giudici, rispetto alla definizione del processo di primo grado, hanno deciso una nuova perizia e hanno poi accolto integralmente la tesi dei suoi difensori, gli avvocati Carlo Zappalà e Franca Risica, supportata anche da una consulenza tecnica di parte. La vicenda. Il 3 dello stesso mese la donna era stata ricoverata al Policlinico per effettuare alcuni accertamenti. Era molto preoccupata per aver assunto da giorni un colorito giallastro al volto, e i medici le avevano spiegato che dipendeva da un valore specifico che andava monitorato, poi da esami più approfonditi era emersa anche la presenza di una piccola massa al pancreas. Erano stati fatti poi altri test, con un sondino naso-gastrico, e durante l’esame era emerso anche un problema cardiaco. In relazione a questa vicenda il collegio penale di secondo grado presieduto dal giudice Carmelo Blatti e composto dai colleghi Bruno Sagone e Daria Orlando ha riconosciuto la correttezza della condotta del prof. Lazzara, che in primo grado era stato condannato alla pena di due anni, per non avere sottoposto la signora Sigari ad un intervento di relaparotomia nonostante l’esistenza di perdite emorragiche nel decorso post operatorio. La 58enne, infatti, i cui familiari erano costituiti parte civile con l’avvocato Giuseppe Romeo, era stata operata quella stessa mattina, essendole stata diagnosticata una neoformazione della testa del pancreas, e l’intervento si era svolto regolarmente. Trasferita nel reparto di Rianimazione la Sigari aveva accusato una grave ipotensione e anche una tachicardia accentuata che, secondo i periti della Procura, andavano riferite ad una emorragia in atto. E i consulenti in prima battuta avevano censurato la scelta del prof. Lazzara di tenere la paziente sotto stretto monitoraggio anziché operarla.