L’ultimo atto adesso è fissato. Sarà trattato il 26 marzo prossimo dalla prima sezione penale della Cassazione il terzo grado di giudizio del processo che vede alla sbarra il cosiddetto “untore”, il 60enne Luigi De Domenico, ritenuto responsabile del reato di omicidio volontario dell’allora compagna, l’avvocata 45enne S.G.. Il 19 marzo scorso nel nuovo processo di secondo grado, dopo l’annullamento del primo per la vicenda dell’età dei giudici popolari oltre i 65 anni, l’uomo è stato condannato a 22 anni di reclusione. E anche per i giudici di secondo grado il ragionamento che ha portato alla condanna è stato lo stesso del primo processo “cancellato”: nonostante De Domenico sapesse di essere affetto da Aids, non disse mai alla donna della sua sieropositività, facendole contrarre la malattia rivelatasi successivamente fatale. A dichiarare (di nuovo) colpevole l’imputato è stato a marzo il collegio d’assise d’appello di Messina presieduto dal giudice Carmelo Blatti, a latere c’era la collega Maria Teresa Arena, poi i giudici popolari.