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Gioco d’azzardo, ludopatia ed estorsioni a Barcellona: decise sei condanne e un’assoluzione

Molti dei sodali bussavano alle porte dei debitori per riscuotere le somme, tra le vittime anche professionisti e il figlio di un noto imprenditore del luogo

Gioco d'azzardo, sequestrata attrezzatura

Si è concluso con sei condanne e una sola assoluzione il troncone ordinario del processo scaturito dal rinvio a giudizio dinanzi al Tribunale di Barcellona, disposto dalla gup del Tribunale di Messina Monia De Francesco, per i presunti fiancheggiatori del gruppo mafioso del rione di San Giovanni di Barcellona, al cui vertice, fino a pochi mesi prima delle misure cautelare eseguite all’alba del 16 dicembre 2022, vi sarebbe stato Ottavio Imbesi, deceduto il successivo 21 marzo. Le accuse, oltre ai reati fine, sono state di associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni con le modalità mafiose.
La nuova rete era legata esclusivamente al gioco d’azzardo online, faceva indebitare i clienti ludopatici ed era stata attivata già nel 2018, in occasione dell'ultimo arresto subito dal boss del quartiere. Rete che sarebbe servita per estorcere denaro in maniera apparentemente indolore per le vittime del gioco, attraverso una bisca clandestina online creata allo scopo di garantire finanziamenti per la difesa dei sodali che finivano in carcere. Coloro che puntavano il denaro sulle scommesse prestavano garanzie di solvibilità, con il rilascio di assegni sui quali venivano riportate solo cifra e firma del titolare del conto corrente.

Molti dei sodali bussavano alle porte dei debitori per riscuotere le somme, tra le vittime anche professionisti e il figlio di un noto imprenditore del luogo. I giudici del Tribunale di Barcellona, presidente Antonino Orifici, componenti Noemi Genovese e Mariacristina Polimeni, hanno condannato i barcellonesi Mariano Perdichizzi a 7 anni e 6 mesi di reclusione e 1600 euro di multa; Salvatore Lunetta a 12 anni di reclusione e 2500 euro di multa; a Carmelo Imbesi, (fratello del defunto boss) inflitti 10 anni e 9 mesi di reclusione e 3500 euro di multa; per Giuseppe Accetta pena di 7 anni e 6 mesi di reclusione e 1600 euro di multa; Domenico Chiofalo, residente a Bafia di Catroreale, condannato a 5 anni di reclusione e 1.000 euro di multa; per Tiziana Messina, anch’essa residente a Bafia di Catroreale, 8 anni e 4 mesi di reclusione e 1600 euro di multa. I sei imputati hanno ottenuto anche assoluzioni parziali per singoli episodi di estorsione. Ha ottenuto l’assoluzione totale, per un unico capo d’imputazione, Felice D’Angelo, 54 anni, di Barcellona, con la formula più ampia “perché il fatto non costituisce reato”.

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