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Anziani, migranti e giovani: tutte le facce della povertà a Messina

L’approfondita analisi di esperti e professionisti è uno scatto su carenze e disagi economici, sociali e culturali

È la fotografia della povertà a Messina vista sotto vari aspetti: economica, sociale e culturale. Uno scatto su carenze e disagi sociali ma guardate con l’occhio della speranza. È un’analisi ad ampio raggio quella offerta dalla tredicesima edizione del report diocesano “Povertà e Risorse” 2023-2024 della Caritas presentato nel corso di un incontro nell'aula Campagna del Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche. Ad aprire l’incontro Alessandro Morelli, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e giuridiche, Padre Nino Basile, direttore della Caritas. All’incontro, moderato da Alberto Randazzo sono intervenuti Domenica Farinella, Enrico Pistorino, Carmela Lo Presti, Tindaro Bellinvia e Stella Arena. Il report 2023-2024 “testimoni di speranza accompagnare il cambiamento a partire dalle relazioni umane” prende in considerazione quattro macro aree: la povertà economica vista con il passaggio dal reddito di cittadinanza all'assegno di inclusione, la povertà educativa che riguarda i bambini dei quartieri a rischio, la povertà relazionale relativa agli anziani. Infine una parte importante è stata dedicata ai migranti e l’esclusione socio-lavorativa sul territorio.
Gli anziani a Messina Ci sono zone della città dove la popolazione giovane è quasi completamente azzerata. Nel report si parla di indice di vecchiaia, un valore demografico che indica il rapporto percentuale tra gli abitanti compresi tra i 0 e i 14 anni e gli ultra 65enni residenti che raggiunge valori compresi tra i 500 e i 1400. Le zone dove questo indice è più elevato sono i villaggi della zona nord come Rodia, San Saba, Marmora e alcuni villaggi rurali della zona sud come Altolia, Pezzolo e Tipoldo. In questi contesti il parroco e la comunità parrocchiale più in genere, assumono un ruolo rilevante. «Nella sua organizzazione- si afferma nel report - la parrocchia rappresenta un’istituzione che unisce alla cura pastorale, quella solidale». la minaccia maggiore è l’isolamento: « Le interazioni sociali sono per l’anziano un efficace antidoto contro il declino cognitivo e i disturbi dell’umore come la depressione e l’ansia».
I migranti Messina è una delle città che più di altre è stata interessata al fenomeno dell’immigrazione. Da anni ci sono numerosi sbarchi di migranti. Nel comune di Messina risiedono 11.080 cittadini stranieri. Il lavoro è il primo problema. L’analisi si è concentrata sugli immigrati che lavorano nelle realtà florovivaistica della zona tirrenica. «La scarsa attenzione alle condizioni dei lavoratori di questo distretto produttivo è con tutta probabilità dovuta proprio alla mancanza di situazioni estreme collegate alla presenza sul territorio di accampamenti abusivi e di condizioni abitative particolarmente degradate». «Affittare una casa- prosegue - in questo comprensorio però negli ultimi anni è diventato sempre più complicato per il peggioramento del mercato locativo dovuto alla saturazione delle abitazioni di minor pregio e soprattutto per una maggiore propensione alle locazioni brevi per le vacanze, nonché una diffidenza generale dei locatori verso la popolazione straniera e in particolare verso i giovani subsahariani».
Povertà educativa Facendo seguito all’appello dell’arcivescovo mons. Giovanni Accolla di un Patto Educativo per Messina, «la Caritas diocesana- si legge nel report - ha avviato da subito un progetto sul territorio per dare impulso alle parole forti dell’Arcivescovo e sostenere gli sforzi che già diverse Comunità parrocchiali, presenti in zone periferiche, offrono al loro territorio». Come emerso già dal precedente report esistono correlazioni tra povertà economica, disagio giovanile, reati minorili e dispersione scolastica. Per questa ragione la Caritas diocesana ha deciso di focalizzare la propria attenzione proprio sui territori più difficili, nei rioni di Camaro, Gazzi, Bordonaro, Provinciale, Cep e S. Lucia sopra Contesse «dove le situazioni socio-economiche e culturali continuano ad ostacolare lo sviluppo dei più piccoli e dei più fragili».

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