Quando sono su carta, tutti i progetti sembrano meravigliosi. Nel senso letterale, da dizionario: destano meraviglia, ammirazione. Spesso, però, generano anche scetticismo. «L’ennesimo rendering, ma chissà se si farà mai», è la considerazione più frequente quando si mostra come potrebbe cambiare la città, se certi progetti – di sicuro ambiziosi – andassero avanti. Ma è così utopico pensare la città così come la vediamo nelle immagini che pubblichiamo in questa pagina? Non è semplice, ma non è nemmeno utopia, perché qualcosa di concreto si sta muovendo e, complice il fermento che si è creato attorno alla “riesumazione” del Ponte sullo Stretto – a proposito di immaginifici progetti –, nei prossimi mesi si potrebbero compiere passi decisivi. La base di partenza c’è ed è solida: il Progetto integrato per la Ristrutturazione e Riqualificazione urbana dell’area Stazione Marittima-S. Cecilia. E cioè quello che gli stessi progettisti hanno definito «uno dei più importanti piani per la riqualificazione urbana fronte mare a scala internazionale», su un’area di quasi 1,4 milioni di metri quadri.
I primi passi e l’intesa con Rfi
Si tratta di un Piano particolareggiato che ha mosso i primi passi nel 2010, quando venne indetto il concorso di progettazione, è cambiato più volte negli anni, sia per scelte politiche delle amministrazioni locali, sia per le evoluzioni, appunto, del progetto Ponte, al quale è in parte legato per ragioni urbanistiche, e che è stato aggiornato quest’anno, prima di arrivare ad un momento chiave, e cioè l’accordo di programma che il Comune e Rfi potrebbero stipulare già entro la fine dell’anno (le basi sono state gettate con una prima intesa a settembre). Visto il periodo, verrebbe da parlare di regalo di Natale, ma non sarà un regalo: sarà un accordo che definirà, una volta per tutte, il passaggio di fatto – anche se difficilmente sarà una cessione totale di proprietà – di tutte le aree dismesse che le Ferrovie hanno in città e che, da sempre, rappresentano una impattante cesura tra la città stessa e il suo mare.
Poter fruire di quelle aree – si parla di decine di migliaia di metri quadri, dall’ex Officina grandi riparazioni di Gazzi ai fasci di binari in disuso – significa essere nelle condizioni, finalmente, di attuare quel Piano particolareggiato, che è parte integrante di quel famoso Piau (Programma innovativo in ambito urbano “Porti e stazioni”) di cui si parla da quasi vent’anni.
L’input dell’Amministrazione
È il progetto che Messina ha messo in vetrina, a inizio novembre, a Shangai, nella più importante Expo organizzata in Cina, grazie alla collaborazione con Confimprese Italia. Ed è il progetto dal quale, al di là di ogni scetticismo, passa il futuro di Messina. Il vicesindaco Salvatore Mondello ci lavora fin dal suo primo giorno a Palazzo Zanca, anzi, anche prima: «Ho iniziato a studiarlo due anni prima delle elezioni del 2018, quando Cateno De Luca mi disse quali fossero i suoi piani. E non abbiamo mai smesso di lavorarci, con serietà e determinazione». Una determinazione fatta propria dal sindaco Federico Basile: «Immaginiamo come già oggi si sta trasformando Maregrosso, grazie alla nuova via Don Blasco, e poi cosa stiamo iniziando a fare per l’ex Macello. Il potenziale dell’affaccio a mare è enorme e il dialogo con Rfi è entrato finalmente in una fase decisiva». Se ne saprà di più la settimana prima di Natale. Nel frattempo è utile un ripasso di ciò che prevede il Piano, realizzato al raggruppamento di progettisti guidato da “F&M Ingegneria Spa e formato da arch. Benedetto Camerana, Idrotec srl, Urban Future Organization srl, ing. Marcello D’Alia, dott. Alfredo Natoli, arch. Erika Skabar, arch. Gianluca Ardiri. L’intera area è stata suddivisa in cinque ambiti, con diverse attività e tipologie di intervento.
Ambito 1
È l’area compresa tra il cavalcavia e il Porto, in gran parte occupata da infrastrutture ferroviarie, come la stazione Centrale e Marittima, i binari di scambio con i traghetti, depositi ed uffici. Lo spostamento della strazione Centrale, con la realizzazione del Ponte, libererebbe tout court tutta quell'area. Il resto dell'area è per lo più di proprietà del Demanio. «Il recupero delle aree ferroviarie dismettibili e delle concessioni demaniali a est della via San Raineri – si legge nella relazione del progetto – mette a disposizione della città un’area continua di 48.000 mq da dedicare a funzioni d’interesse pubblico e a interventi di valorizzazione paesaggistica in grado di catalizzare i flussi di viaggiatori ferroviari e croceristici e porsi come polo della vita cittadina». Un centro servizi e il “Parco del mare” sono i due elementi principali previsti in quest’ambito.
Ambito 2
Il secondo ambito è la parte più a sud del Cavalcavia, quello attraversato dalla via Don Blasco. Un'area che, «nonostante ospiti una delle spiagge più ampie all’interno del tessuto urbano messinese, è affetta da condizioni di grave deterioramento fisico ed ambientale: il tessuto edilizio è composto da un mix di capannoni industriali ed edifici residenziali multipiano, degradati che arrivano fino alla spiaggia, occupando le aree demaniali». In buona parte la proprietà è del Demanio o in concessione a privati, i fasci di binari sono inutilizzati e poi c'è l'ex Macello, per il quale il Comune ha già avviato un progetto di riqualificazione che, nei piani, sarà la “prima pietra” della riqualificazione del waterfront. «Il progetto – si legge - propone uno sviluppo legato al turismo, con l’insediamento di attività ricettive, per lo sport, il tempo libero e la fruizione del mare. Lo sviluppo immobiliare viene concentrato a monte di via Don Blasco, con il recupero in sagoma dei volumi esistenti nell’area di vincolo dei 150 m dalla costa e la realizzazione di due poli ricettivi, di cui uno come concessione comunale integrata con il recupero dell’ex Macello. Per superare la cesura con la città rappresentata dalla ferrovia vengono realizzati due scavalchi pedonali».
Ambito 3
L'area è pressoché interamente di proprietà di Rfi, «condizione che permette uno sviluppo unitario ed integrato dell’area», con un lungo asse pedonale, edifici di varie altezze (massimo sette piani), un parcheggio interrato. «Le funzioni insediabili sono quelle del mix urbano (residenziale, ricettivo, direzionale e terziario, commerciale) e al piano terra degli edifici, sui fronti prospicenti i principali assi viari e piazze, si collocano obbligatoriamente attività commerciali e servizi di vicinato». Elemento chiave: «un parco lineare che valorizza l’affaccio verso mare dell’edificato e mitiga l’impatto della ferrovia». Anche qui sono previsti sovrappassi pedonali (uno in via Santa Cecilia) di collegamento col centro.
Ambito 4
In quest’ambito, che si estende da via La Farina a ovest al mare a est, nel tratto tra viale Europa e il terrapieno della Galleria dei Peloritani, si contemplano «uno scenario di minima e uno di massima; nel primo vengono individuate delle attività e dei manufatti incompatibili con il nuovo carattere dell’area, i cui proprietari vengono incentivati alla trasformazione e alla rilocalizzazione; nel secondo scenario anche i proprietari di immobili compatibili col piano, spesso comunque caratterizzati da scarso valore architettonico, accedono alla trasformazione portando al completo ridisegno dell’area». In termini di funzioni (commerciale e terziario, per lo più) e di utilizzo delle aree (parco lineare, asse pedonale, piazze, sfruttamento delle spiagge) quest'area di fatto è un continuum con l'ambito 3.
Ambito 5
È l’ultima porzione, che corrisponde al rione Gazzi, compresa tra la Galleria dei Peloritani, la caserma Anis, via La Farina e il mare. «Poiché vengono confermate le funzioni esistenti – si legge - coerentemente viene mantenuto il sistema viario esistente con puntuali interventi di miglioramento dello spazio pubblico; in particolare il Piano prevede la risistemazione di viale Gazzi con il prolungamento delle linee del tram e del bus sino alla stazione della metroferrovia e la realizzazione di una rambla verde». Nelle aree dismesse da Rfi (l’Officina grandi riparazioni) «è prevista la realizzazione di un centro direzionale innovativo con aree dedicate alla ricerca e all’incubazione di imprese», mentre «gli edifici posti lungo l’asse ferroviario vengono mantenuti con possibilità di demolizione e ricostruzione in sagoma e con un cambio di destinazione d’uso a mix turistico in sinergia con le operazioni di recupero e valorizzazione della spiaggia».
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