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Centro direzionale di Giammoro, ecco il simbolo delle incompiute

Dici “cattedrale nel deserto” e subito trovi la parola da accoppiare: Centro direzionale Asi di Giammoro. È l’emblema delle incompiute nel comprensorio di Milazzo. E non solo perché, nonostante i miliardi spesi non è stato completato, ma soprattutto perché tutto quello che era stato fatto, è stato distrutto dall’incuria e dal vandalismo di coloro che approfittano dell’inerzia di chi dovrebbe gestire. E così oggi quel che resta nella zona industriale tra Archi e Pace del Mela è solo un vecchio rudere. Nei resti i delle stanze al piano terra non ci sono più i maialini che vivevano in condizioni di assoluto degrado e che “richiamarono” anche le telecamere del programma satirico e di denuncia sociale di Mediaset “Striscia la notizia”, ma l’area continua a essere abbandonata, ridotta all’interno e all’esterno a una vera e propria discarica. L’assenza di un minimo di una adeguata guardiania è stata fatale. Oggi, infatti, tutto è stato distrutto, compresi infissi, porte, servizi igienici. Negli ultimi tempi, la Regione ha cercato di dismettere io Centro, ma la vendita non è andata a buon fine. L’intento è recuperare delle somme, ma sino ad ora non ci sono stati imprenditori interessati.

Dall’area industriale a Milazzo, dove in questi ultimi anni alcune “incompiute storiche” come il Palasport, la giardineria comunale, l’ex mercato coperto e soprattutto l’ex asilo Calcagno sono stati attenzionati e oggi oggetto di interventi di riqualificazione grazie ai fondi del Pnrr. Al momento, a parte i Molini Lo Presti, dei quali la Gazzetta si è occupata più volte e per i quali esiste un finanziamento di oltre 8 milioni di euro per il recupero, i “punti neri” in questa mappa delle incompiute di proprietà pubblica della provincia messinese sono la vecchia Stazione ferroviaria e l’ex macello comunale. Paradossale la questione relativa all’immobile di piazza Marconi, esempio di raffinata architettura artistica dell’architetto Salvatore Richichi, che fu scelto come location di un film di Antonioni. Esso infatti, acquistato negli anni ‘90 dal Comune non è normata nel piano regolatore generale. E forse questa “dimenticanza” è la risposta più eloquente della disattenzione degli amministratori dell’ultimo trentennio che praticamente, a parte il tentativo di realizzare gli uffici giudiziari o la Capitaneria di porto, nel 2007, non hanno mai attuato alcuna iniziativa concreta anche per assicurare una manutenzione. Oggi l’immobile è fatiscente e spesso si registrano crolli sia nella parte esterna, sia lato binari che a piazza Marconi. Le aperture, che erano state murate dopo la sottrazione delle finestre, sono state violate da senzatetto. L’attuale Amministrazione ha annunciato che intende recuperarla, inserendola nel progetto complessivo che riguarda anche l’ex scalo merci di recente acquistato. Ovviamente tempi non si prevedono brevi.

Infine un bene dei privati: l’ex Montecatini, tra l’altro confinante proprio con la vecchia Stazione. Di proprietà del Gruppo Franza, doveva diventare un grande Centro commerciale, ma poi l’iter non si è concretizzato a causa di una serie di problemi burocratici. Successivamente, la famiglia di imprenditori messinesi ha pensato ad altro, anche perché l’area è entrata nella Zes e l’idea è quella di realizzare un hub tecnologico-incubatore di impresa, già inserito nel documento strategico della Zes Sicilia orientale- Agenzia per la coesione territoriale nell’ambito del Fesr 2021-2027. Anche qui tempi indefinibili. Nel frattempo, però, il gruppo messinese ha deciso di avviare la bonifica delle aree che da tempo erano in stato di abbandono e in attesa degli interventi da attuare, è pronto a sottoscrivere una convenzione con la Soprintendenza di Messina per cedere in comodato d’uso due locali, adiacenti all’ex fabbrica, che, con interventi di manutenzione ordinaria, potranno essere funzionali alle attività dell’ente, in particolare per accogliere i numerosi reperti che periodicamente vengono rinvenuti nel corso degli scavi a Milazzo.

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