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Una “Casa della salute” per l’hinterland di Milazzo: nascerà un Polo sanitario in via Impallomeni

Grazie alle risorse del Pnrr, la città di Milazzo avrà la sua “Casa della salute”. Non solo. Con fondi propri, l’Asp attuerà anche il progetto di creare un “Polo sanitario” in via Impallomeni, riportando in città le ambulanze del 118 che negli anni scorsi, con una discutibile decisione, sono state trasferite a San Filippo del Mela. Ne ha dato notizia il direttore generale dell’Azienda sanitaria, Giuseppe Cuccì, comunicando che grazie alla sinergia col Comune si è riusciti ad ottenere l’ex scuola Walt Disney, dove appunto l’obiettivo è quello di realizzare, oltre al Pte 118, il Consultorio familiare, i servizi di medicina territoriale e la Radiologia territoriale (esame ecografia tiroide, Moc e mammografia e Serd).
«In questa prima fase abbiamo investito circa 50mila euro per adeguare quei locali e spostare i servizi che si svolgevano sino a pochi mesi fa nel palazzo di fronte, sempre in via Impallomeni – spiega Cuccì –. Ciò per consentire di ristrutturare quell’immobile che grazie ai fondi del Pnrr diventerà la Casa della salute. Nel plesso ex scuola, invece, daremo corso a tutti quei servizi che il comprensorio di Milazzo necessita». Il manager non si sbilancia sui tempi. «Le risorse ci sono, al pari della progettualità e quindi ritengo che nel giro di qualche anno, Milazzo avrà accanto ai locali contigui che accolgono in atto il centro vaccinazioni e la Guardia medica e al palazzo ex Inam, che si trova sempre in via Impallomeni il “Polo sanitario” della città».
Cuccì chiarisce anche la questione del mancato intervento sul vecchio ospedale di Vaccarella, che invece è destinato, salvo fatti nuovi, a rimanere nell’attuale stato di degrado. Precisando al riguardo che inizialmente l’edificio era al centro della progettualità dell’Asp, ma quando ci si è resi conto delle condizioni strutturali, si è compreso che per intervenire sarebbe stato indispensabile utilizzare le tre tranche di finanziamento (che complessivamente ammonta a 4 milioni di euro) attraverso l’unificazione dello stesso. Ma gli uffici romani non sono stati d’accordo.

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