Nei mesi scorsi una valanga di cartelle di pagamento emesse dall'Ato Me 1 S.p.a. fatte pervenire agli utenti di parecchi comuni a mezzo Agenzia Entrate riscossione, ha gettato nella costernazione migliaia di privati cittadini invitati a pagare Tari e Tia, ossia imposte sui rifiuti, riguardanti gli anni a partire dal 2006 e fino al 2012.
La maggiore difficoltà riscontrata dagli utenti è stata quella di andare a cercare, e trovare, i tagliandi di pagamento o i documenti riguardanti quell'imposta o perché smarriti nei tanti anni trascorsi o non più custoditi fuori dall'obbligo di conservarli trascorsi i cinque anni.
In tale circostanza parecchi amministratori comunali hanno organizzato incontri con i cittadini mettendo a loro disposizione legali e commercialisti per assistere gli utenti in difficoltà.
La confusione di idee non si è comunque dissipata anche perché molti cittadini, pur ritrovandosi dalla parte della ragione, non hanno inteso impugnare le cartelle essendo l'importo richiesto risultante inferiore alla spesa per la difesa cui sarebbero andati incontro.
Come è noto tante cartelle di pagamento sono pervenute anche a chi aveva regolarmente saldato in tempo il dovuto e a quanti avevano impugnato, in passato, le cartelle con sentenza a loro favore.
Nell’arco di questo mese si sono cominciati a vedere i risultati delle sentenze emesse dalla Corte di Giustizia Tributaria di Messina a cui hanno fatto ricorso numerosi contribuenti con l'assistenza del commercialista Salvatore L'Abbate. Del risultato a favore del contribuente avevamo già dato notizia su queste pagine lo scorso 27 ottobre.
Di questo martedì sono altre due sentenze, sempre della Corte di Messina. Una riguarda la Tarsu/Tia per gli anni 2011 e 2012 che, oltre ad accogliere il ricorso e annullare l'atto impugnato, condanna in solido fra loro l'Ato Me 1 Spa e l'Agenzia delle Entrate riscossione di Messina al pagamento delle spese di causa che liquida in complessivi 280 euro oltre accessori. Nell'altro ricorso il Tribunale, oltre ad accogliere, come il precedente, l'atto impugnato riguardante la Tarsu/Tia per gli anni 2010, 2011, e 2012, condanna sempre l'Ato e l'Agenzia Entrate riscossione al pagamento delle spese di giudizio quantificate, in questo caso, in 500 euro.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia