Qualche mese fa, in occasione del San Valentino, Save the Children, in collaborazione con Ipsos, ha pubblicato un dossier choc su giovani e amore, gelosia, intimità ed emozioni.
Fatti e numeri sono impressionanti: più di un adolescente su due (il 52%) in coppia dichiara di aver subìto, almeno una volta, comportamenti lesivi o violenti; di essere ricattati per ottenere qualcosa che non si voleva fare (23%); ricevere con insistenza la richiesta di foto intime (20%), condividere foto intime con altri senza consenso (15%). Entrando ancora di più nel dettaglio: per il 43% degli adolescenti, se davvero una ragazza non vuole avere un rapporto sessuale, il modo di sottrarsi lo può trovare. Il 29% ritiene che le ragazze possano contribuire a provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire o di comportarsi. Il 24% pensa che se una ragazza non dice chiaramente «no» vuol dire che è disponibile al rapporto sessuale (26% tra i ragazzi e 21% tra le ragazze). Infine, il 21% (senza alcuna differenza percentuale tra ragazze e ragazzi) è molto o abbastanza d’accordo con il fatto che una ragazza, seppur sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcol, sia comunque in grado di acconsentire o meno ad avere un rapporto sessuale. Infine il 30% degli adolescenti sostiene che la gelosia è un segno di amore.
Sono dati che mostrano un enorme vuoto d'educazione sentimentale, che è base e preludio della violenza di genere. Anche partendo da questo presupposto il Cirs con la sua presidente Maria Celeste Celi, venerdì scorso, ha coinvolto anche gli studenti degli istituti Seguenza, Antonello e Bisazza nella tavola rotonda “Appello agli uomini contro la violenza di genere”. Proprio dagli studenti del Bisazza, Alessia Calabrò e Paolo Donato, è arrivata una toccante lettera, che è grido e preghiera al cambiamento:
“E’ passato un po’ di tempo dalla tua morte … lenta e sofferente. Ogni giorno il mio pensiero va a te, donna forte, bella, indipendente, mamma fantastica, amorevole, che pur di proteggere i suoi figli si sarebbe fatta ammazzare.
Ricordo ancora la sensazione di quando tornai a casa e non ti vidi più, non sentii più il tuo profumo, la tua voce, che tremante dalla paura continuava a ricordarmi che non ci saremmo lasciati mai!
La tua morte mi ha cambiato tanto, mi sono reso conto di quanto tu fossi una forza della natura. Eri capace di crescere i figli anche da sola, lavorare, occuparti delle faccende domestiche, senza lamentarti mai. Mi sono reso conto di come la società ti abbia imposto di essere straordinaria, ma senza esagerare, di essere capo, ma non potere dare ordini, di farti bella, ma non troppo… perché avresti attirato gli sguardi d’altri.
Giudicavo ogni tuo gesto, difetto o mancanza… Ora basta! Voglio essere un uomo nuovo, che si occupa della casa, che accudisce i figli, un uomo che ama sua moglie, che non è mai infastidito dal vedere donne, ragazzine e bambine indipendenti, pronte a crescere... Quelle stesse, uccise da mostri... Si, perché quelli non sono uomini, sono carnefici... Io non sono come loro, noi non siamo come loro …
Voglio cambiare questa società, voglio cambiare questo modo distorto, tipico dei mostri, di vedere una donna come un oggetto, di comandarla, gestirla, seguirla perseguitarla, insultarla, umiliarla, geolocalizzarla, picchiarla e punirla… Voglio tutelarla e alleggerirla dalle difficoltà.
Se mai un giorno, questo messaggio arriverà ad un altro uomo, voglio ricordagli di amare la propria donna in modo incondizionato, aperto, sereno... Di lasciarla libera di vestire, camminare, truccarsi uscire con le amiche, osare... Perché l’amore è libertà e deve solo aggiungere, mai togliere...
Adesso sono stanco… Capite che potrebbe succedere anche alle vostre madri, figlie, sorelle, zie o nonne? Basta far finta di niente… Se siamo qui, su questa terra, è grazie a lei, alla quale quel dannato giorno, ho tolto il bene più prezioso… La vita!”.
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