Reparti chiusi o accorpati, medici che mancano e che non si trovano, “emorragie” di personale verso il privato, liste d’attesa che si riescono a chiudere a fatica e nel frattempo si riaprono. E, sullo sfondo, una continua rincorsa per farsi bastare una coperta resa sempre più corta dai tagli ai budget e dalle richieste di razionalizzare i costi. Ma, per dirla con Antonella Russo del Partito democratico, «la finalità del servizio sanitario non è risparmiare sui budget, ma curare la salute delle persone». Il consiglio comunale straordinario che si è tenuto nei giorni scorsi, dopo una richiesta partita proprio da Russo e fatta propria dall’Aula, è stato un momento chiave per fare un necessario punto della situazione sulla sanità messinese. Con diversi elementi d’interesse.
«Risparmiare sul costo dei medici non è un vanto dei manager né della politica, anche se adesso sembra sia bravo solo chi risparmia – ha attaccato Antonella Russo, alla quale è toccato il compito di aprire le danze –. Si parla sempre di non fare i doppioni dei reparti negli ospedali vicini, ma bisogna anche capire come, e soprattutto se questo vale solo per gli ospedali pubblici o anche per quelli privati». Un tema d’attualità, vista la recente trasmissione della nuova proposta di rimodulazione della rete ospedaliera da parte delle aziende sanitarie messinesi. «Se molti reparti vengono considerati superflui solo perché non utilizzati per carenza di personale, la soluzione è sopprimere i reparti oppure potenziare il personale con nuove assunzioni?». Gli esempi non mancano: in ortopedia ci sono appena tre medici per 12 posti letto, senza primario e con condizioni di lavoro insostenibili. Per la protesi d’anca, nel 2022, al Papardo ci sono 150 interventi, nel 2023 saranno circa 130 mentre allo Iomi di Ganzirri nel 2022 sono 370, nel 2023 sono 530, più di tre volte nel pubblico». E poi oncologia, tema centrale: «In oncologia – ha sottolineato Russo – non ci si può più ricoverare, ti dirottano in altri reparti. I medici di oncologia, che non sono coordinati da un primario, sono 5 ma dovrebbero essere il doppio e questo è l’ospedale in cui doveva sorgere il polo oncologico di eccellenza, che invece non è nato». Carenze anche in ematologia («i prelievi molecolari vengono spediti fuori per carenza di organico») e infine un quesito: «A giugno 2026 dovrebbero aprire le case di comunità in base al cronoprogramma della Regione. A che punto siamo?».
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