«Stiamo già lavorando sul dossier Ponte per rispettare i tempi del cronoprogramma e dare al Paese l’opera più straordinaria del secolo». A dichiararlo è stato il senatore Alessandro Morelli, commentando l’approvazione, con prescrizioni, del progetto definitivo da parte della Commissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente. Le affermazioni di Morelli sono particolarmente significative perché il parlamentare della Lega è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla programmazione e al coordinamento della politica economica. Di fatto, Morelli è il “regista” dei “dossier” che arrivano sul tavolo del Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. Ed è anche il braccio operativo, che tira le fila nei rapporti tra la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e il leader della Lega, vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Morelli, dunque, parlando a nome della presidenza del Consiglio dei ministri, evidenzia che «l’obiettivo del Governo sarà raggiunto grazie alla collaborazione fattiva di tutti gli enti preposti e sarà la dimostrazione delle capacità ingegneristiche, industriali e realizzative del Paese, un’eccellenza italiana». Per accelerare i tempi, ha aggiunto il sottosegretario, «si stanno già fissando i primi incontri tra il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica e i tecnici della società Stretto di Messina». Quando sarà convocato il Cipess? Le date più probabili, al momento, sembrano essere quelle di venerdì 21 o lunedì 23 dicembre, quindi a ridosso del Natale. In questo mese, si lavorerà intensamente sui vari capitoli del “dossier Ponte”: l’inserimento delle prescrizioni della Commissione Via-Vas nella progettazione esecutiva, che si svolgerà «per fasi costruttive» e, cosa non di poco conto, il Piano economico-finanziario che la “Stretto” dovrà presentare proprio in occasione della riunione del Comitato interministeriale. L’amministratore delegato Pietro Ciucci ribadisce che «i tempi saranno rispettati» e che si pensa di avviare le opere “anticipate”, propedeutiche ai veri e propri cantieri del Ponte, già nei primi mesi del 2025.
La conferenza stampa a Roma del fronte del "no"
Si rivolgeranno all’Unione europea, percorreranno tutte le vie possibili, ricorrendo anche a nuove mobilitazioni di piazza. Comitati, movimenti, associazioni, sindacati e partiti schierati sul “fronte del No”, al termine della conferenza stampa svoltasi ieri pomeriggio nella sala dell’Hotel Montecitorio di Roma, hanno sottoscritto un documento, nel quale vengono indicati i punti principali del preannunziato ricorso agli organismi Ue. «Si tratta di un progetto non solo di dubbia utilità, ma che appare sicuramente dannoso. La sua progettazione è lacunosa e obsoleta, basata su un’analisi costi-benefici irrealistica, con costi di realizzazione esponenziali e fuori controllo. Inoltre, comporterebbe gravi danni ambientali, paesaggistici, naturalistici e sociali». Questa la premessa. Segue l’elenco delle «innumerevoli “forzature”» per costruire un percorso favorevole alla realizzazione del Ponte. «1) È stata annullata la norma per il dibattito pubblico. 2) È stata annullata la norma europea che obbliga a bandire una nuova gara quando il costo dell’opera supera il 50% di quello previsto inizialmente. 3) Non esiste attualmente la relazione economico-finanziaria dell’opera. 4) I costi dell’opera sono assolutamente sottostimati e non sono stati calcolati gli aumenti dei costi dei materiali. 5) È stata annullata la procedura per la redazione del progetto esecutivo, sostituita da una generica “realizzazione anche per fasi costruttive”, il che comporterà una realizzazione frammentata. 6) Tutti i rischi complessivi della mancata realizzazione sono a carico dello Stato, poiché è stato, di fatto, cancellato il rischio d’impresa. In aggiunta, non sono state fornite risposte certe riguardo la complessità della gestione dei 17 cantieri previsti nell’area dello Stretto e i forti volumi di traffico generati che metteranno in crisi, per anni, le città di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Inoltre, si aggiunge la questione critica dell’approvvigionamento idrico, già in crisi. I temi degli espropri legati alla costruzione del Ponte hanno assunto una centralità crescente, coinvolgendo quasi 3.000 imprese e 450 nuclei familiari, costretti a lasciare le proprie case senza certezze sulla realizzazione dell’opera». Nonostante il nulla osta arrivato, seppur con prescrizioni, dalla Commissione Via-Vas, secondo il “Fronte del No”, le risposte fornite alle 239 osservazioni restano «generiche ed evanescenti, con particolare riferimento ai pericoli sismici e alla presenza delle faglie attive in Calabria, su cui poggerebbe uno dei piloni del Ponte.