«Un’indagine tempestiva per accertare eventuali responsabilità dei soggetti coinvolti nella gestione dei materiali stoccati e nella conduzione dei lavori, verificando se possano configurarsi ipotesi di reato». A chiederla è l’amministrazione comunale di Alì Terme, che vuole vederci chiaro su cosa stia accadendo nel cantiere del raddoppio ferroviario e soprattutto sulla presenza e la gestione dell’arsenico.
Così, ieri mattina, il sindaco Tommaso Micalizzi ha presentato una denuncia-querela alla locale Stazione dei carabinieri, per porre all’attenzione della Procura di Messina «fatti afferenti alla segnalazione pervenuta alla nostra Amministrazione circa la presenza di stoccaggio di materiale, in particolar modo terre da scavo, nei pressi del cantiere nel torrente Nisi, sulla sponda idraulica sinistra, affinché gli organi competenti possano eseguire gli opportuni accertamenti e valutare la sussistenza di eventuali profili penalmente rilevanti». L’input è arrivato dalla segnalazione inviata mercoledì scorso da una cittadina, che ha fatto presente come vi fossero in cantiere terre derivanti da scavo coperte da un telone verde: «Mi sono prontamente attivato e ho chiesto al vicesindaco Nino Melato di contattare i responsabili del Consorzio Messina-Catania Lotto Nord, l’ing. Giuseppe Russello (production manager) e il geom. Fedele Armentano (direttore costruzioni) – scrive Micalizzi –. Russello, raggiunto telefonicamente, rimandava la questione ad Armentano, che contattato da Melato ha confermato che i materiali stoccati sotto al tendone provenivano dagli scavi per le fondazioni dei piloni dell’opera nel torrente Nisi. Armentano, su richiesta di Melato sull’effettuazione delle caratterizzazioni, ha anche riferito che le analisi sui materiali erano state fatte il giorno precedente, ma non erano ancora disponibili i risultati».
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