Messina, la droga a Camaro e S. Lucia sopra Contesse: chiesta la conferma delle condanne in primo grado
In primo grado, nel novembre del 2023, furono condanne pesanti con il rito abbreviato, si trattò in pratica di un secolo di carcere. E quasi all’ultimo atto del processo d’appello, ieri mattina, l’accusa ha chiesto la conferma integrale di quella sentenza. Lo ha fatto il sostituto procuratore generale Maurizio Salamone, nell’ultimo processo cui ha preso parte nella sua lunga carriera in magistratura. Si tratta dei 12 imputati dell’operazione “Chanel”, sull’invasione in città dei fiumi di droga, soprattutto a Camaro e S. Lucia sopra Contesse. In questa tranche sono coinvolti: Giovanni Cacopardo, Antonino Settimo, Paolo Settimo, Salvatore Culici, Alessandro Cucinotta, Giovanni De Cicco Cuda (di Lamezia Terme), Antonino Familiari, Giovanni Nucera (di Melito Porto Salvo), Antonino Fichera (di Catania), Giuseppe Castorino, Graziano Castorino e Fabio Ariganello (di Cinquefrondi in Calabria). Fanno parte del collegio difensivo gli avvocati Salvatore Silvestro, Antonello Scordo, Alessandro Trovato, Piero Pollicino, Antonino Curatola, Girolamo Curti, Andrea Alvaro, Salvatore Todaro, Salvatore Cannata, Carla Grillo, Pier Paolo Emanuele, Fortunato Romeo, Cinzia Panebianco, Angela Maria Borgese e Giuseppe Bonavita. La polizia, coordinata dalla Dda, con questa indagine ha scoperto un grosso giro d’affari legato al narcotraffico a Camaro e Santa Lucia sopra Contesse, con sconfinamenti in provincia di Messina e Catania, oltre a due canali di rifornimento in Calabria. «Capi e promotori» del sodalizio, specializzato nello smercio di cocaina e marjiuana, sono per l’accusa Antonino Settimo e Giovanni Cacopardo (e Paolo Settimo) che avrebbero impiantato la base operativa a casa del primo, dove sarebbero state anche programmate le attività del gruppo e confezionati gli involucri di droga da vendere ai clienti grazie a una fitta rete di pusher. Preziose, per l’avvio dell’indagine sfociata in 15 arresti di Squadra mobile e Sezione investigativa del Servizio centrale operativo, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giovanni Bonanno. Il contenuto di intercettazioni, oltre a tecniche tradizionali, ha svelato una organizzazione di spaccio ben strutturata nel tempo e radicata nei territori di riferimento. Dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Misale si evince che la maggior parte della polvere bianca era acquistata dai calabresi, poi smerciata fra Messina e la provincia etnea.