Aperti tutto l’anno, anche la notte di capodanno e in piena estate, pronti a far fronte alle richieste continue di droga. C’era un vero e proprio rapporto di lavoro che legava gli “operai” alle organizzazioni smantellate dall’operazione antidroga della Squadra Mobile che ha portato all’arresto di 24 persone, 22 in carcere e 2 ai domiciliari. Le indagini, avviate nel 2021 grazie a segnalazioni giunte all’orecchio degli investigatori, hanno permesso di scoprire tre organizzazioni, collegate tra loro, che gestivano altrettante piazze della droga alle Case Arcobaleno di Santa Lucia sopra Contesse. Cocaina, crack e marijuana le sostanze spacciate. Una piazza dello spaccio, come emerso dalle indagini, faceva riferimento a Michele Arena, un’altra alla madre Elena Santovito e all’altro figlio Giuseppe detto “Peppone” Arena ed una terza a Paolo Grasso. La base operativa del gruppo capeggiato da Michele Arena era una “casetta” ben protetta da un sistema di telecamere. Dalle conversazioni finite nell’ordinanza della gip Monia De Francesco, emerge il ruolo degli “operai” e l’esistenza di un rapporto di lavoro con turni, giorni liberi, retribuzione. Gli “operai” così come erano chiamati i pusher si alternavano nel piccolo locale nel complesso delle Case Arcobaleno dove il lavoro era organizzato con veri e propri turni 24 ore su 24 per poter soddisfare la richiesta di droga sia durante il giorno che la notte. Sono le conversazioni degli stessi indagati a rivelare agli investigatori l’esistenza dei turni all’interno della “casetta”. Un lavoro organizzato anche in occasione della notte di capodanno e in estate quando si organizzavano i turni al lavoro per permettere agli “operai” di andare al mare. Sono ancora le intercettazione a rivelare la “paga” degli “operai” che oscillava tra gli 800 ed i 1000 euro. Con queste cifre venivano retribuiti per l’attività di spaccio di droga che si consumava nel piccolo locale.
Una volta gli investigatori della Squadra Mobile diretta da Vittorio La Torre, sono riusciti anche a piazzare una microspia nella “casetta” riuscendo a ricostruire una “giornata tipo” all’interno della piccola struttura.
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