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L'esperta della "questione Stretto" Francesca Moraci: «Ecco perché il sistema Ponte è decisivo»

L’audizione davanti alla Commissione di Palazzo Zanca della professoressa Francesca Moraci, tra i massimi esperti della questione Stretto

Francesca Moraci

Studia da decenni le questioni architettonico-urbanistiche, geo-politiche e socio-economiche dell’Area integrata. Si può dire, senza tema di smentita, che sia una delle massime esperte della “questione Stretto”. È messinese e insegna all’Università di Reggio. È stata tra i consiglieri di amministrazione di Anas e Ferrovie dello Stato. Ecco le ragioni per le quali la Commissione Ponte di Palazzo Zanca ha sentito ieri in audizione la professoressa Francesca Moraci. È stato un intervento di altissimo livello, durante il quale la docente della “Mediterranea”, ha sintetizzato tutti gli argomenti studiati in questi anni, con al centro lo scenario caratterizzato dal futuro collegamento stabile tra le due sponde.
“Geopolitica delle infrastrutture nell’Euro-Mediterraneo. Il ruolo dello Stretto”. È da questo tema che l’arch. Moraci ha delineato le «visioni, strategie e azioni per costruire un progetto di territorio, di economia e di nuovi mercati», evidenziando il «ruolo fondamentale delle città dello Stretto per mettere in campo misure di rigenerazione urbana, sociale e culturale». «Perché lo Stretto non è solo una questione locale, ma nazionale ed europea?». È la madre di tutte le domande e la risposta spazza via particolarismi, piccole logiche di cabotaggio e miopi sguardi che non vanno al di là del giardino della propria casa. «Perché è la connessione di un sistema europeo, con le reti Ten-T che connettono città e porti. E, dunque, il ruolo del Ponte è il disegno di un intero territorio coinvolto. Verso Sud il Ponte rafforza il corridoio Scandinavo-Mediterraneo. E il prossimo secolo sarà quello dell’Africa». Lo Stretto si ritroverà al centro dei nuovi scenari mondiali, con il rafforzamento delle reti dell’Alta velocità ferroviaria e il rilancio delle funzioni dei porti mediterranei, la situazione geopolitica cambierà radicalmente. «I nodi urbani dei Corridoi Ten-T – spiega Francesca Moraci – rappresentano una grande metropolitana d’Europa connessa». E il Ponte, tassello fondamentale», non è un’opera slegata dal contesto internazionale, non è (se lo diventasse, sarebbe perfettamente inutile) una “cattedrale nel deserto”, ma un vero e proprio «sistema infrastrutturale», all’interno del quale «sia il Ponte sia tutte le altre opere collegate vanno viste in un’ottica di visione complessiva di città-territorio».
Proprio in un suo studio recente, la prof. Moraci ha sottolineato come stia cambiando profondamente un’intera visione culturale: «Si è presa coscienza collettiva che la mobilità, di merci e persone, è ormai un diritto sociale nella logica di rete e di flussi, un valore, un asset, e questa affermazione la si può anche leggere in vari documenti, direttive, norme, non solo dell’Unione europea ma anche in documenti di programmazione elaborati dal nostro Paese. Quindi la prima condizione, nell’analisi dell’Area dello Stretto e del nuovo sistema infrastrutturale, è questa: il posizionamento del Paese nell’Euro-mediterraneo e le connessioni mare/terra in una logica economica e di qualità della vita.

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