Messina

Sabato 02 Novembre 2024

I “fratelli” che spodestarono Seminario: l'elezione del Gran Maestro del Goi sospesa dopo il ricorso di tredici massoni messinesi

È partita da Messina la battaglia legale che nei giorni scorsi ha spodestato dal suo trono recente il gran maestro del Goi, il Grande Oriente d’Italia, Antonio Seminario. Per una clamorosa vicenda giudiziaria che non pare abbia precedenti nella storia della massoneria italiana. Non aveva ancora finito di assaporare la vittoria che un giudice civile romano, Maurizio Manzi, della sedicesima sezione, con una ordinanza di dieci pagine ha accolto il ricorso dei tredici “fratelli” messinesi, la maggior parte avvocati, ed ha tra l’altro annullato l’atto di proclamazione del gran maestro. È solo l’ultima puntata di una forte spaccatura all’interno del Goi che si trascina da anni ed ha squarciato la più grande obbedienza massonica d’Italia. A marzo, la tornata elettorale per designare il successore del gran maestro Stefano Bisi avevano letteralmente spaccato in due il Grande Oriente, così come del resto dimostra il risultato elettorale finale tra i due principali contendenti contestato dai tredici massoni messinesi nel ricorso vinto. In prima battuta infatti Leo Taroni, il candidato appoggiato dai messinesi, aveva ottenuto 6482 voti, e Antonino Seminario 6467. Solo che a questo punto la commissione elettorale ha in pratica “tagliato” dalla competizione tutte le schede depositate nell’urna senza la «preventiva rimozione del tagliando antifrode». Così sono state annullate 245 schede di voto, in particolare 28 di Abruzzi/Molise, 77 delle Sicilia, e 137 della Lombardia. In virtù di questa decurtazione gli equilibri si sono ribaltati e il nuovo conteggio ha dato un esito diverso: Antonio Seminario 6369, Leo Taroni 6343. Quindi Seminario è stato nominato gran maestro del Goi per governare un popolo di migliaia di apprendisti, compagni d’arte e maestri. Secondo i tredici massoni messinesi si è trattato di un “grande inganno”, perché la commissione elettorale non aveva affatto il potere di annullare tutte le schede che avevano ancora attaccato il tagliando antifrode, anche in base ai regolamenti interni che governano la fase elettorale, da qui il ricorso presentato a Roma dall’avvocato Lorenzo Borrè, che è stato poi accolto gettando praticamente nel caos la più grande obbedienza italiana.

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