Messina

Venerdì 01 Novembre 2024

Mafia in provincia di Messina: regge in appello l'accusa ai barcellonesi, 26 condanne I NOMI

Carmelo Vito Foti

Ventisei condanne alla mafia barcellonese, tra sette conferme del verdetto di primo grado e diciannove riduzioni di pena. Sette assoluzioni, di cui due rispetto all’appello del pm. L’aggravante mafiosa che “cade” per alcuni imputati accusati del traffico di droga. La conferma del ruolo apicale per Carmelo Vito Foti. Le assoluzioni relative al troncone che riguardava il “pizzo” imposto ai gestori dei giri di prostituzione per la inutilizzabilità delle intercettazioni. La conferma dei risarcimenti alle associazioni antiracket e antiusura parte civile al processo. Ecco la sentenza che nel primo pomeriggio di ieri il presidente della sezione penale della corte d’appello Antonino Giacobello ha letto nell’aula parecchio affollata al primo piano di Palazzo Piacentini, con accanto i colleghi Carmine De Rose e Luana Lino. Una sentenza che parla della riorganizzazione di Cosa nostra barcellonese, frutto dell’operazione denomina “Alleanza” condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina e dai carabinieri nel febbraio del 2022, che aveva portato complessivamente ad 86 arresti. E che viene temporalmente dopo la lunga sequela delle operazioni “Gotha”, che nel corso di oltre un decennio sin dai primi anni 2000 hanno praticamente smantellato l’intera organizzazione barcellonese, con tutti i capi riconosciuti ristretti da tempo al “41 bis”. Questo nuovo processo definito ieri in appello per gli imputati che a suo tempo scelsero il rito abbreviato in udienza preliminare, era l’ottobre del 2022, racconta un tentativo di riorganizzazione della mafia a Barcellona e dintorni tra qualche vecchia conoscenza che magari in quegli anni non era in primissimo piano e una volta fuori dal carcere voleva tornare in circolazione, e alcune nuove figure totalmente sconosciute. La maxi inchiesta di Dda e carabinieri fu infatti una vera e propria riscrittura della geografia mafiosa fino a pochi mesi addietro - il capo d’imputazione si spinge fino al gennaio del 2021 -, scandita in migliaia di pagine giudiziarie: la generazione di insospettabili che dopo una vita passata nell’ombra di esistenze apparentemente tranquille sono emersi per prendere i posti lasciati liberi; la reale ossessione giornaliera percepita ad ogni intercettazione dagli investigatori di recuperare soldi da tutti i fronti possibili tra estorsioni, droga, il bonus del 110%, e perfino mettendo il pizzo sulle case d’appuntamento; il superamento dei dissidi interni da sempre esistenti tra i tre triumviri rimasti all’epoca liberi - Ottavio Imbesi, il più autoritario, Carmelo Vito Foti e Mariano Foti -, grazie alla mediazione costante e insistita di un oscuro tabaccaio di periferia, Rosario De Pasquale; la volontà di ricostituire la “bacinella” comune a tutti i gruppi dove far confluire tutti i guadagni per sostenere le singole famiglie e pagare gli avvocati per chi era in cella; i rapporti mai cessati tra mafia e politica e le campagne elettorali orientate da centinaia di voti tra Barcellona, Milazzo, Spadafora; il ruolo sempre più presente delle donne, mogli e compagne.

I nomi

Nuova entità della pena rispetto al primo grado per: Jordan Brunini 6 anni e 10 mesi di reclusione, in “continuazione” con una precedente sentenza del 2021; Gianluca Campo 6 anni e 8 mesi; Angela Chiofalo 4 anni, 5 mesi e 10 giorni; Antonino Crea 6 anni e 8 mesi; Roberto De Luca un anno; Felice De Pasquale 3 anni e 10 mesi, in “continuazione” con una precedente sentenza del 2023; Antonino Falcone 4 anni e 4 mesi; Carmelo Vito Foti 20 anni; Salvatore Francesco Foti 4 anni, 5 mesi e 10 giorni, con le attenuanti generiche; Salvatore Gatto 8 anni e 6 mesi; Giusy Giardina 4 anni, 5 mesi e 10 giorni; Giovanni Imbesi 6 anni e 8 mesi; Enrico Mara 6 anni e 8 mesi; Antonino Mazzeo 4 anni e 2 mesi; Roberto Merlino 8 mesi, per i giudici non fu estorsione ma esercizio arbitrario delle proprie ragioni per una somma effettivamente dovuta, scarcerazione immediata; Antonio Raoul Milici 6 anni e 8 mesi; Agostino Milone un anno e 6 mesi “in aumento” rispetto alla condanna inflitta nel 2020; Giacomo Maurizio Sottile 8 anni e 6 mesi, escluse la recidiva e l’aggravante dell’associazione armata; Antonino Salvatore Triolo 4 anni, 5 mesi e 10 giorni. Per altri sette imputati i giudici d’appello hanno confermato la condanna del primo grado: Andrea Alesci (8 anni e 6 mesi); Bartolo Costantino (7 anni); Tindaro Angelo De Pasquale (4 anni); Carmelo Imbesi (2 anni, pena sospesa); Giampiero Munafò (5 anni); Daniele Rosario Mantineo (2 anni); Maurizio La Spada (2 anni). Cinque le assoluzioni totali, con la formula per “non aver commesso il fatto”, per Steven Meo, Santo Antonino Alesci Lo Presti, Enrico Albergo, Stefano Bartuccio e Davide Canevari. Si tratta in sostanza del filone dei giri di prostituzione, ma in questo caso ha pesato la inutilizzabilità delle intercettazioni, che costituivano il pilastro dell’accusa. Sempre in questo ambito hanno registrato assoluzioni parziali anche Carmelo Vito Foti, Antonino Mazzeo e Antonino Falcone. I giudici hanno poi confermato le assoluzioni decise in primo grado per Pietro Guerriera e Natale Morasca, che erano state appellate dal pm. Le parti civili Tutti gli imputati condannati, quindi 26, dovranno poi risarcire le parti civili costituite: Comitato Addio pizzo onlus, Rete per la Legalità Barcellona, Rete per la Legalità Sicilia, Comitato Addiopizzo Odv, Associazione antiracket e antiusura Terme Vigliatore-Fonte di libertà. Salvatore Gatto lo dovrà fare per una parte civile privata. Il 6 marzo scorso era stato per l’accusa il sostituto procuratore generale Maurizio Salamone a ricostruire pesi e contrappesi mafiosi del troncone principale dell’inchiesta nella sua lunga requisitoria. In estrema sintesi il magistrato dell’accusa aveva richiesto ai giudici 24 condanne, tra riforma della sentenza di primo grado (per 12) e conferme della pena (per 12), e poi 6 assoluzioni, che di fatto avrebbero decretato “l’uscita” dal procedimento per altrettanti imputati. Due i punti fermi della requisitoria del Pg Salamone: il rigetto dell’appello della Procura, e per gli imputati coinvolti nel giro di prostituzione aveva invocato l’assoluzione dai reati contestati, questo per la inutilizzabilità delle intercettazioni ambientali e telefoniche. Tanti i legali impegnati: gli avvocati Santi Certo, Tino Celi, Carmelo Monforte, Salvatore Silvestro, Giuseppe Lo Presti, Sebastiano Campanella, Mirko Munafó, Filippo Barbera, Paolo Pino, Antonino Giacobello, Giuseppe Donato, Tommaso Calderone e Gaetano Pino.

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