Messina

Venerdì 25 Ottobre 2024

Mafia e bische a Barcellona: arrivano sei richieste di condanna I NOMI

Al giro di boa il troncone principale del processo scaturito dal rinvio a giudizio davanti al Tribunale, disposto dal Gup del Tribunale di Messina, Monia De Francesco. Procedimento che ha generato il processo con il giudizio ordinario per i presunti fiancheggiatori del gruppo mafioso del rione di San Giovanni, al cui vertice fino a pochi mesi prima delle misure cautelare eseguite all’alba del 16 dicembre 2022, vi sarebbe stato il defunto Ottavio Imbesi, deceduto il successivo 21 marzo 2022. La nuova rete legata esclusivamente al gioco d'azzardo on-line, faceva indebitare i clienti che avevano il vizio del gioco, ed era stata attivata già nel 2018 in occasione dell'ultimo arresto subito dal boss del quartiere. Rete che, secondo le accuse, sarebbe servita per estorcere denaro in maniera apparentemente indolore per le vittime del gioco, attraverso una bisca clandestina on-line creata per garantire finanziamenti ai fini della difesa dei sodali che finivano in carcere. Coloro che puntavano il denaro sulle scommesse prestavano garanzie di solvibilità con il rilascio di assegni sui quali veniva riportata solo la cifra e la firma del titolare del conto corrente. Molti dei sodali bussavano alle porte dei debitori per riscuotere le somme: tra le vittime anche professionisti ed il figlio di un noto imprenditore del luogo. Ieri, dichiarato concluso il dibattimento, il sostituto procuratore della Procura antimafia di Messina, Francesco Massara, ha avanzato ai giudici del Tribunale di Barcellona, sei richieste di condanna e, per un settimo imputato, una richiesta di assoluzione. Al termine della requisitoria il pubblico ministero della Dda di Messina ha chiesto la condanna a 15 anni di reclusione e al pagamento di una multa di 12 mila euro, per il barcellonese Carmelo Imbesi, 58 anni, fratello del defunto boss Ottavio Imbesi, al quale, tra l’altro, sarebbe stato intestato fittiziamente il box all'ingrosso per la vendita di ortofrutta nel mercato di Nasari di Barcellona, la cui attività è cessata a seguito del provvedimento antimafia di interdizione del Prefetto; stessa richiesta di 15 anni di reclusione ed una multa di 5 mila euro per Salvatore Lunetta, 48 anni, borseggiatore e rapinatore, cui viene contestata la recidiva reiterata specifica infra quinquennale; mentre per Giuseppe Accetta, 44 anni, inteso “Nunnareddu”, conosciuto in città per il suo attaccamento al calcio tanto da essere stato direttore sportivo dell'Igea Virtus, chiesta una condanna di 9 anni e il pagamento di una multa di 4 mila euro. Per lo stesso Accetta è stata chiesta una assoluzione parziale per un capo d’imputazione. Altra richiesta di condanna a 9 anni di reclusione, e ad una multa di 4 mila euro, per Mariano Perdichizzi, 64 anni, già titolare un un opificio di via Medici per l'estrazione di essenze agrumarie, che sarebbe stato utilizzato dal gruppo per la riscossione dei crediti maturati dalle giocate perdute dalla vittime costrette a pagare. La richiesta di condanna a 9 anni e 6 mesi e una multa di 7 mila euro, è stata avanzata per Domenico Chiofalo, 69 anni, di Bafia di Castroreale, con l’ulteriore richiesta della confisca di quanto sequestrato all’atto dell’arresto. Per l’unica donna del gruppo di indagati, Tiziana Messina, 52, originaria di Barcellona, residente a Bafia di Catroreale, la pena richiesta è di 11 anni di reclusione ed una multa di 10 mila euro. L’unica richiesta di assoluzione avanzata dal pm Massara, è stata quella nei confronti di Felice D'Angelo, 54 anni, “per non aver commesso il fatto”. Tutti gli altri sono accusati di aver fatto parte di una associazione a delinquere che avrebbe agito con le modalità mafiose.

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