La sua svolta più profonda, quella di cui racconta il poeta Rilke parlando dell’uomo che si guarda nello specchio di un albergo, lui, padre Giovanni Saccà, 55 anni, montalbanese, parroco della chiesa di Santa Marina nel cuore della Piana e docente dell’Istituto Majorana, non l’ha avuta in un istante ma l’ha maturata nel tempo. Concentrata e illuminante certo, ma anche graduale e densa di quella saggezza pratica che si dipana al meglio nello scorrere degli anni.
È il primo decennio del 2000, e l’allora parroco a “San Marco” nel rione Fiumarella, uno dei quartieri più sofferenti di Milazzo, avverte sempre più la centralità della povertà nella sua missione cristiana. Ma a farlo riflettere non è solo la fragilità strettamente connessa con i bisogni materiali, ma la vastità del bisogno sociale.
Una povertà globalmente intesa che può colpire chiunque perché si presenta con con tutta la verità dei tre aggettivi che questo parroco associa e ripete sempre: “materiale, morale, spirituale”. E così padre Saccà, approdato a Santa Marina nel 2011, avverte nel corso degli anni l’urgenza di dare risposte sempre più organizzate a chi esprime il bisogno di aiuto per cure mediche, di sostegno alimentare ed economico. Quest’ultimo viene esteso a Bastione, a Scaccia, a San Marco, a San Pietro.
La svolta, alla fine, si fa doppio raggio di sole. Inizia la collaborazione con il medico pediatra Franco Cusumano, che nel 2016 ha creato nel centro di Milazzo quello studio così speciale che cura gratuitamente gli indigenti: un faro, lo studio “Jeshua Erica Cusumano”, dedicato all’indimenticabile dottoressa morta in gioventù, figlia del pediatra. Nell’ottobre del 2023 lo studio si sdoppia, e i medici specialisti (un pediatra, un dermatologo, un oculista) ricevono da un anno anche “nella Piana”: nei locali della parrocchia di S. Marina. Tutto il percorso e quel vi ruota intorno non sono mai un cammino individuale, piuttosto un tessuto di sinergie: il Consiglio pastorale, la Caritas, una rete pulsante intessuta con i parroci e i diaconi, le farmacie, i volontari. Così quella lettura sempre globale della povertà trova il suo piccolo mare. Nell’ottobre scorso nei locali parrocchiali, al fianco del centro medico, il decollo ufficiale del Centro di ascolto psicologico.
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