Da una parte l’abolizione (parziale, ma dall’impatto sostanziale) del numero chiuso a Medicina. Dall’altra i tagli, sempre più consistenti, ai fondi per le università. Nel mezzo ci sono i rettori, compresa la rettrice dell’Università di Messina, Giovanna Spatari, costretti a tenere in piedi complessi e fragili equilibri. La riforma dell’accesso a Medicina, ricordiamo, prevede l’abolizione del numero chiuso al primo semestre, consentendo l’iscrizione aperta per tutti gli aspiranti medici senza sostenere i test d’ingresso, posticipando, di fatto, la selezione alla scadenza del primo semestre.
Il tema più delicato è quello dei tagli, che colpiscono tutti gli Atenei e in Sicilia, in particolare, incidono per quasi quaranta milioni di euro. A Messina le somme in meno del Fondo di finanziamento ordinario sono 4 milioni, ma se si calcola il 4,80% di adeguamento dei costi del personale, interamente a carico del Fondo, la risorse in meno, nei fatti, raggiungono i 10 milioni di euro. E sono tanti.
«In linea con le preoccupazioni espresse dalla Crui – dice la rettrice Spatari, partendo proprio dal numero chiuso –, ritengo innanzitutto che ogni riforma necessiti di risorse per essere attuata. Al di là del sistema che si intende adottare, è impensabile che gli Atenei possano reggere l’impatto di un numero di iscritti così elevato, con gli stessi strumenti con cui hanno gestito fino a quest’anno le attività didattiche nell’area medica per una platea di studenti decisamente inferiore. A questo si aggiunge che i consistenti tagli subiti dal mondo dell’università renderanno difficile anche il mantenimento di quelle risorse che già sono da ritenersi, come detto, insufficienti».
Secondo Spatari «i dati sono chiari ed evidenti: crescono in modo esponenziale i servizi da erogare, diminuiscono i fondi. È un controsenso palese». Ma non solo: «Ritengo che occorrerà valutare le ricadute di questa modifica non solo sul settore medico, ma su tutto il sistema della didattica, visto che dopo sei mesi si assisterà a una ricollocazione di migliaia di studenti, che in molti casi saranno chiamati a recuperare il terreno perduto».
Perplessità forti, che si sommano anche alla necessità di programmare le politiche dell’Ateneo tenendo conto dei paletti imposti dal Ministero. Le linee d’azione principali dell’Università messinese sono state confermate e aggiornate nel corso delle ultime riunioni di Senato accademico e Consiglio d’amministrazione, quando sono stati approvati il Programma triennale e l’aggiornamento del Piano strategico di Ateneo.
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