Gestione illecita di rifiuti tra Castroreale, Rodì Milici e Terme Vigliatore: sequestrate tre ditte
Avrebbero smaltito illegalmente per anni ben 55 tonnellate di rifiuti nei centri di raccolta comunali. Altro che indifferenziata e compostaggio. Nel “triangolo” compreso tra Castroreale, Rodì Milici e Terme Vigliatore. Mischiando in pratica i rifiuti di ogni genere di tre comuni tirrenici senza fare alcuna distinzione anche per dividere le quote di pagamento tra i vari enti. E in molti altri casi “lavorando” con eccessi di pesatura per percepire di più nei rimborsi. È questo il quadro investigativo che nella mattinata di ieri ha portato alla maxi operazione dei carabinieri gestita dalla Procura di Messina diretta da Antonio D’Amato. Con la notifica di tre misure interdittive ad altrettanti imprenditori e una serie di sequestri preventivi tra complessi aziendali e quote societarie. Un’inchiesta, gestita a suo tempo dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dalle sostitute della Dda Rosanna Casabona e Antonella Fradà, sfociata in un’ordinanza della gip Tiziana Leanza che vede una trentina di indagati. Le ditte coinvolte allo stato sono la “Caruter srl”, la “Onofaro Antonino srl” e la “Multiecoplast srl”. E i loro rispettivi rappresentati legali hanno avuto notificato nella mattinata di ieri dai carabinieri tre provvedimenti cautelari di sospensaione dall’esercizio dell’attività d’impresa per sei mesi, siglati dalla gip Leanza. Si tratta di: Giuseppina Caruso, 60 anni; Claudio Onofaro, 46 anni; Luca Fiasconaro, 55 anni. Sono indagati per frode in pubbliche forniture e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti. La maxi operazione di ieri mattina è stata portata a termine dai carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto e del Nucleo operativo ecologico di Catania hanno eseguito l’ordinanza di applicazione della misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per la durata di 6 mesi. Il provvedimento cautelare - spiega una nota diffusa dal procuratore D’Amato -, trae origine da un'attività investigativa condotta congiuntamente dai carabinieri di Barcellona e dal Noe di Catania, reparto specializzato alla tutela dell'ambiente, che ha permesso di individuare, a livello di gravità indiziaria, l’organizzazione da parte di tre ditte aggiudicatarie del servizio di raccolta dei rifiuti in alcuni Comuni della provincia messinese, che attraverso un collaudato sistema di gestione illecita del rifiuti, riuscivano ad abbattere, violando le norme in materia ambientale e le disposizioni del capitolato d’appalto, rilevanti costi aziendali, che sarebbero derivati dalle corrette procedure di raccolta, trasporto e smaltimento.