Aveva denunciato di essere sottoposto ad usura, una vicenda che lo ha segnato profondamente per anni. Purtroppo lo scorso agosto è morto, non è riuscito a vivere abbastanza per assistere alla fine del processo, che lo vedeva come parte civile, che si è concluso con una condanna e un’assoluzione. È la vicenda di un messinese che, trovandosi in difficoltà economiche, tra luglio 2017 e febbraio 2018 aveva chiesto del denaro in prestito. Fino ad un certo punto, con tante difficoltà, era riuscito ad onorare i suoi debiti ma, alla fine non riuscendo a stare più al denaro da restituire si era rivolto ai carabinieri e presentare una denuncia. La vicenda è stata al centro del processo nei confronti di Giovanni Spadaro e Rosa Anna Gagliano che dovevano rispondere di usura, contestata anche l’aggravante di aver approfittato dello stato di bisogno della vittima. Il processo di primo grado si è concluso con la condanna di Spadaro a 4 anni di reclusione ed una multa di diecimila euro mentre Gagliano è stata assolta. La sentenza è del tribunale, presieduto dalla giudice Monica Marino e composto dai giudici Sergi e Albanese e prevede anche una provvisionale di diecimila euro per la parte civile (la moglie della vittima) che è stata rappresentata dall’avvocato Fabio Mirenzio. Per la difesa nel processo è stato invece impegnato l’avvocato Nicola Giacobbe. Il tribunale ha accolto la richiesta dell’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Anita Siliotti, che aveva chiesto la condanna a 4 anni e ad una multa di diecimila euro. Il processo ruota attorno a tre prestiti, per un totale di seimila euro, chiesti dalla vittima che in quel periodo si trovava in difficoltà economiche. L’accusa contestava ai de imputati un primo prestito che risale a luglio 2017 a fronte di duemila euro, la vittima avrebbe restituito 2550 euro in due rate da 1275 euro. Un secondo prestito a novembre 2017 con gli stessi importi, Infine un terzo prestito a febbraio 2018 a fronte di un prestito di duemila euro, la cifra da restituire era di 3300 suddivisa in tre tranche da 1100 euro. Prestiti che per l’accusa avevano tassi troppo elevati.