Messina, la morte di Lavinia Marano dopo il parto: la Procura generale ricorre in Cassazione
Il sostituto procuratore generale Maurizio Salamone ricorrerà in Cassazione contro la sentenza d’appello assolutoria per il caso di Lavinia Marano. E lo ha scritto nero su bianco nel provvedimento con cui ha accolto l’istanza avanzata nei giorni scorsi per le parti civili da due dei legali che assistono i familiari, gli avvocati Giovanni Caroè e Nunzio Rosso. «Rilevato che l’istanza è accoglibile - scrive il magistrato -, si provvederà a promuovere ricorso per cassazione della sentenza». Quindi con questo nuovo ricorso si potrebbero dispiegare dei nuovi possibili effetti penali, mentre con i ricorsi in Cassazione delle parti civili, che erano già stati depositati, si potevano verificare novità solo per gli effetti civili. E bisogna tenere anche conto che il procedimento è a “rischio prescrizione”. Al centro di tutto c’è la tristissima vicenda della nota cantante 44enne messinese Lavinia Marano, deceduta il 23 settembre 2016 al Policlinico, che aveva appena dato alla luce il suo bambino. Il 7 maggio scorso la corte d’appello presieduta dal giudice Carmelo Blatti ha infatti assolto i quattro medici nel proxesso con la formula “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”. Sono stati quindi scagionati - le qualifiche si riferiscono all’epoca dei fatti -, il responsabile dell’Uoc di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico Onofrio Triolo e i medici Roberta Granese, Antonio Denaro, Vittorio Palmara. I giudici in concreto hanno applicato la legge Balduzzi, secondo cui il medico che si attiene alle linee guida d’intervento non risponde per l’ipotesi di colpa lieve. Sempre a maggio è stata poi confermata anche l’assoluzione per gli altri camici bianchi, già assolti in primo grado con la formula “per non aver commesso il fatto”: i medici Rosario D’Anna e Tomasella Quattrocchi, l’anestesista in servizio presso il reparto Pasquale Vazzana, le ostetriche Angelina Lacerna Russo e Serafina Villari, l’infermiera Maria Grazia Pecoraro.