Dal lago di Torre Faro un batterio capace probabilmente di eliminare le plastiche dei mari. Dal lago piccolo quella che potrebbe rappresentare una cura per lo Stretto di Messina che se non è proprio un malato terminale, è, comunque, un paziente che ha bisogno di immediati interventi come tutti i mari. Già tre anni fa, alcuni studi, realizzati da ricercatori dell’Università della Sapienza e dall’Igag-Cnr di Roma si erano focalizzati sullo Stretto di Messina evidenziando, in alcuni punti, un inquinamento drammatico da rifiuti plastici. Le immagini girate dai robottini e dai sub non lasciano alcun dubbio. La plastica arriva in parte dai torrenti dove viene abbandonato di tutto. E allora occorre eliminarla e impedire che sia ingerita dai pesci, che entri come intruso nella catena alimentare danneggi irrimediabilmente il nostro ecosistema. Il gruppo di scienziati dell'Irbim Cnr di Messina, assieme ad altri ricercatori e all'Università di Messina, sta lavorando proprio in questi giorni ad una ricerca che punta a utilizzare dei batteri presenti nel lago di Faro capaci di fagocitare le plastiche. Lo stesso sistema fu utilizzato con successo per i petroli.