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Zona falcata di Messina, ecco da dove inizia la bonifica

Le aree contaminate dell’inceneritore, della Degassifica, del campo Arsenale e delle ex Silmar e Savena

Risanare, riqualificare e valorizzare la Zona falcata di Messina è sempre stata una delle fatiche di Ercole, un compito apparentemente impossibile per una politica e una burocrazia affaccendate in ben altre faccende... Eppure, la notizia dello stanziamento dei 21,3 milioni di euro complessivi, con delibera del Cipess, per l’avvio – entro la fine dell’anno – delle operazioni di bonifica delle aree contaminate della Falce, ha suscitato se non proprio entusiasmo, quanto meno un po’ di ottimismo sul futuro della più preziosa porzione del nostro territorio. I soldi ci sono, sia per il risanamento ambientale, sia per finanziare il progetto “Falcata Revival” al quale sta lavorando lo studio dell’architetto Femia, sia per avviare il restauro del monumento simbolo, la Real Cittadella.
Da dove comincerà la bonifica del sopra e sottosuolo e dell’antistante zona marina? Le aree individuate sono quelle che attorniano la fortezza secentesca, l’ex cantiere Silmar, l’ex campo dell’Arsenale militare, l’ex cantiere Savena e ovviamente l’estesa superficie dove sorgeva l’ex Degassifica della Smeb che, secondo quanto emerso dal Piano di caratterizzazione ambientale redatto, in due fasi, dall’Università di Messina, rappresenta la sorgente degli idrocarburi, lì, dunque, dove è concentrata la maggior parte dei “veleni” sparsi un po’ dovunque nella penisola di San Raineri.
E in attesa che si dia il segnale di “start” all’operazione di bonifica, la mente torna al passato. In questa travagliata vicenda dai tempi biblici, ci sono state tre date significative, quanto meno negli ultimi 10-15 anni. La prima ci riporta all’aprile 2011, allorché fu smantellato il “Campo Fatima”, l’accampamento dei Rom che sorgeva proprio all’inizio della via San Raineri. Tra le roulotte dei nomadi, un contesto di assoluto degrado e una perdurante emergenza igienico-sanitaria. Alle famiglie Rom furono assegnate nuove abitazioni e quello sconcio fu eliminato (grazie alla sinergia tra l’Amministrazione comunale guidata allora da Peppino Buzzanca e dalle autorità demaniali). In quell’area, è poi sorto il Parco San Raineri, esempio virtuoso di sinergia pubblico-privati.
Seconda data: giugno 2016. Fu in quel caldo inizio d’estate che vennero smontati, pezzo per pezzo, gli impianti di uno degli ecomostri della Falce, causa dell’inquinamento atmosferico, dei terreni e delle falde acquifere: la vecchia stazione di degassifica gestita per anni dall’azienda Smeb, poi fallita. A porre la prima pietra, insieme con la ditta incaricata, l’allora sindaco Renato Accorinti, accompagnato dall’assessore De Cola, e l’allora segretario dell’Autorità portuale Francesco Di Sarcina, che oggi guida con successo l’Autorità di sistema di Augusta-Catania. Proprio Di Sarcina parlò allora di 30 milioni di euro promessi dalla Regione siciliana, nell’ambito del Piano regionale delle bonifiche dei siti inquinati. Da allora sono trascorsi altri otto anni...

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