Multinazionale della droga, l’inchiesta è chiusa per 60 persone tra Messina, Barcellona, Milazzo e i Nebrodi
Arriva a conclusione una prima tranche della maxi inchiesta antidroga con cui la Procura di Messina diretta da Antonio D’Amato e i carabinieri hanno praticamente aggiornato nel giugno scorso le rotte dei traffici di stupefacenti tra la città, la provincia e i bacini internazionali di rifornimento. In questo caso si tratta dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari che è stato siglato dai sostituti della Distrettuale antimafia Antonella Fradà e Roberto Conte, e riguarda 60 indagati. Ecco i loro nomi: Alessio Abate, Rosario Abate, Giuseppe Alessi, Giuseppe Anzalone, Alex Arrigo, Antonino Astone, Michaelgabriel Luca Astone, Giuseppe Astuto, Carmelo Barile, Fabio Bellantoni, Maria Cacopardo, Lorenzo Danilo Calderone, Gioacchino Cananzi (di Rosarno), Giovanni Cannistrà (di Fiumedinisi), Claudio Caporlingua, Giuseppe Castorino, Graziano Castorino, Andrea Centorrino, Sharon Cicciarello (di Locri), Gaetano Cicero, Angelo Conti, Carmelo Conti Gennaro, Salvatore Costa, Giuseppe Costanzo Zammataro (di Tortorici), Giovambattista Cuscinà, Valentina Demarco, Simone Di Bella, Antonino Falcone, Roberto Galati Giordano (di Tortorici), Sebastiano Galati Massaro (di Tortorici), Stefania Galletta, Giuseppe Gangemi, Bruno Giorgi (di Locri), Paolo Grasso, Giovanni Idotta, Antonietta Maria Irilli (di Ardore), Giuseppe Lo Cascio, Antonino Mastrolembo Barnà (di Brolo), Filippo Messina, Domenico Milanese, Grazia Minutoli (di Laureana di Borrello), Maria Minutoli, Vincenzo Muni, Marcello Nunnari, Maurizio Papale, Francesco Pelle (di San Luca), Giuseppe Pizzata (di Locri), Giovanni Rizzo, Domenico Romano, Giada Sabbatini (di Fano), Antonino Santovito, Maurizio Savoca, Antonino Scirone, Antonino Settimo, Paolo Settimo, Francesco Spadaro, Antonio Strangio (di Locri), Cristian Struniolo, Gianluca Torrini, e Gianluca Vento. L’indagine ha smantellato un impressionante traffico di droga internazionale pesante e leggera che dal 2019 fino ai nostri giorni ha letteralmente invaso la provincia di Messina, tra la città, Barcellona, Milazzo e i Nebrodi. Basti pensare che il “giro” faceva guadagnare ben 500 mila euro al mese. C’erano contatti regolari per i rifornimenti oltre che con la Calabria anche con la Spagna e l’Olanda, e un filo diretto con Catania, la Camorra napoletana e i grossisti di Milano. Veniva realizzata una immissione sul mercato mai saturo oltre che delle “tradizionali” cocaina, hashish, marijuana e crack anche della spice, la più ricercata dai ragazzi, che ti devasta il cervello e il corpo, la chiamano anche K2 o “Black Mamba”, e si compra tranquillamente anche attraverso il web.