Messina

Domenica 24 Novembre 2024

Messina, il retroscena su Amam: le dimissioni del dg erano “preannunciate”

A conti fatti, le uniche dimissioni «improvvise e improvvisate» sono state quelle del consiglio d’amministrazione di Amam. Di certo non quelle, avvenute una settimana prima (e definite in quei termini dallo stesso Cda), del direttore generale Pierfrancesco Donato. Il terremoto Amam continua ad essere un tema nell’agenda politica messinese e non potrebbe essere altrimenti, visto che nel giro di sette giorni si sono dimessi prima il massimo vertice tecnico-amministrativo e, poi, quello politico. Ancora oggi nessuno parla, almeno ufficialmente, su cosa sia realmente accaduto nell’azienda che gestisce il servizio idrico in città. Lo farà, probabilmente, domani il leader di Sud chiama Nord, Cateno De Luca, che ha convocato una conferenza stampa (senza specificarne l’argomento) alle 10 a palazzo Zanca e che pare avere avuto un ruolo determinante in questa vicenda, quantomeno nelle dimissioni della presidente Loredana Bonasera e degli altri due componenti del Cda, Alessandra Franza e Adriano Grassi. Nessuno parla, ma col passare dei giorni iniziano a filtrare retroscena ed elementi utili a poter iniziare a ricostruire i fatti. E il primo di questi, appunto, suggerisce che le dimissioni del direttore generale Donato, formalizzate il 2 ottobre, siano state tutt’altro che «improvvise e improvvisate», come le ha definite il Cda in un comunicato stampa che, probabilmente, per i toni utilizzati ha finito per generare una serie di conseguenze. Sembra che Donato, infatti, avesse informato innanzitutto il sindaco Federico Basile (al quale è legato da “colleganza” all’Università, dove di fatto Donato era il suo capo) e poi anche la presidente Bonasera della sua intenzione di lasciare l’incarico con abbondante anticipo, già prima dell’estate. Circostanza di cui erano al corrente in pochi, ma non era nemmeno così segreta. Decisive alcune vicende avvenute nei mesi precedenti, fonti di particolari tensioni e preoccupazioni. Una su tutte (ma non l’unica): ad aprile il depuratore di Mili era finito sotto i riflettori di Arpa, Guardia di Finanza e ispettorato del lavoro, a seguito di un esposto anonimo. In quel caso era intervenuta anche la sezione di polizia ambientale della polizia municipale. In quella fase, però, il “patto” fu di tener duro in estate, per poi risedersi a parlare a settembre. E così è stato, con Donato operativo anche nei mesi e nei giorni più caldi, climaticamente e non solo, di un’estate complicata. Ma arrivati a fine stagione, la posizione del dg non è cambiata, anzi, è stata ribadita. Quando le dimissioni sono state formalizzate, dunque, nessuno avrebbe potuto dirsi sorpreso. Di sicuro non il sindaco, ma nemmeno il management di Amam, che invece ha reagito duramente, parlando anche di contestazioni formali mosse al direttore generale nei giorni precedenti. Ma di cosa si tratta? Anche su questo, nessuna risposta ufficiale ancora, ma tutto ruoterebbe attorno un paio di disposizioni urgenti, atti d’indirizzo formalizzati dal Cda al direttore generale inerenti l’aggiornamento delle procedure in corso su altri dieci pozzi da attivare e, probabilmente dopo le polemiche in consiglio comunale, il passaggio di consegne tra Coc e Amam nella gestione delle richieste d’aiuto della popolazione e la gestione della sezione trasparenza sul sito web aziendale. Disposizioni alle quali sarebbero seguite le relative risposte. Ma ormai il dato era tratto, il 2 ottobre ecco le dimissioni, con quel comunicato stampa del Cda i cui toni duri hanno finito per alzare ulteriormente la tensione, rendendo immediate, con una risoluzione consensuale efficace dal 7 ottobre, dimissioni che, invece, prevedevano inizialmente i 45 giorni di preavviso, e che dunque avrebbero lasciato in carica il direttore generale fino a metà novembre. E chissà che il clamore mediatico sollevato da un caso – dimissioni formalizzate per «motivi personali» – che si sarebbe potuto gestire diversamente, non abbia anche generato un effetto domino sulla posizione del Cda, da tempo in bilico e sotto esame da parte del leader De Luca. Perché è evidente come certi processi si siano accelerati in quei pochi giorni. «Potrei anche dimettermi oggi stesso, ma non intendo certo abbandonare l'azienda nel momento in cui è richiesto il mio massimo impegno» aveva detto Loredana Bonasera in consiglio comunale, non più tardi del 25 settembre. «Non sono le dimissioni che qualcuno chiede a risolvere i problemi», aveva aggiunto il sindaco Basile lo stesso giorno. E invece sappiamo tutti com’è andata a finire. Con dimissioni, quelle sì, improvvise e improvvisate.

leggi l'articolo completo