Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Messina, quei soldi facili che rovinano vite. Marco e le truffe online: "Le storie delle mie vittime mi hanno cambiato"

Oggi, Marco vive fuori dalla sua città natale, ma continua a mantenere forti legami con Overland Onlus, l’associazione che ha avuto un ruolo centrale nel suo cambiamento

I soldi facili sono al centro. I bersagli, invece, vittime inconsapevoli del suo operato non erano importanti. La rinascita? Grazie a Overland. Marco, nome di fantasia, messinese, un giovane di buona famiglia di 28 anni è cresciuto tra agi e capricci sempre soddisfatti. Più aveva più voleva, senza però conoscere il valore delle cose e soprattutto il sacrificio per ottenerle. E questa insaziabile ricerca di soddisfazione lo condusse sulla strada delle truffe online, un percorso che gli sembrava una scorciatoia per ottenere tutto ciò che desiderava, senza fatica.

«Ogni volta che chiedevo ricevevo – racconta – e questo creò in me una mentalità distorta: pensavo che tutto potesse essere comprato con il denaro e che la via più rapida fosse sempre la migliore. Dopo il diploma, anziché sfruttare le opportunità offerte dalla mia famiglia cercai una strada ancora più facile e remunerativa. Creai falsi siti di e-commerce, offrendo giochi per bambini e attrezzi per la casa a prezzi imbattibili». Ogni vendita era una trappola per coloro che, con sacrificio, cercavano di regalare un po' di felicità ai loro cari. Dietro ogni clic, ogni transazione, c'erano storie di genitori che, pur di comprare qualcosa di speciale per i loro figli, rinunciavano a bisogni essenziali. Ma per il giovane, quelle storie erano invisibili. Tutto si riduceva a numeri, conti bancari e somme che si accumulavano facilmente. Le famiglie che truffava restavano solo entità anonime sullo schermo, prive di un volto e di un’emozione. Quando scattarono le manette e si aprirono le porte del carcere Marco dovette affrontare le conseguenze delle sue azioni. Venne condannato e trascorse più di un anno di carcere.

Primo effetto? Abbandonare gli outfit griffati: «Sperimentai una realtà completamente estranea – continua – e fu un brusco risveglio per me. Ma inizialmente non capivo la gravità delle mie azioni e credevo, sbagliando, che i soldi avrebbero aggiustato ogni cosa». In carcere, gli altri detenuti e il personale penitenziario rappresentavano per lui un mondo distante, fatto di sacrifici e scelte difficili. Capire era necessario. Ma ogni cosa ha il suo momento.

Così al giovane uomo venne concessa l'opportunità di eseguire la pena in maniera alternativa. Fu affidato a Overland Onlus, con condizioni molto precise: avrebbe dovuto imparare il valore del sacrificio e l’amore verso il prossimo. Questa era la sua ultima possibilità di riscatto. Agli inizi balzò l'arroganza che aveva sempre avuto: «La collaborazione con il rifugio di Larderia – sottolinea – che ha cambiato tante strade fu difficile. Ero convinto che il percorso riabilitativo fosse solo una formalità, qualcosa che avrei potuto "comprare". Pensavo di aggirare il sistema, di poter persuadere gli operatori con promesse e in fondo con la solita convinzione che i soldi potessero sistemare ogni cosa».

Gli operatori erano preparati ad affrontare la situazione: non si fecero impressionare dall'arroganza e misero il giovane di fronte a situazioni in cui il denaro non avrebbe potuto aiutarlo. Gli fecero vivere esperienze di rinuncia, come quelle che le sue vittime avevano affrontato per acquistare i prodotti che lui non aveva mai consegnato.

Dovette lavorare duramente, svolgere attività di volontariato e confrontarsi con persone in situazioni di difficoltà che vivevano ogni giorno il sacrificio per necessità, non per scelta: «Fui coinvolto – dice facendo esempi importanti – in attività che richiedevano un impegno fisico ed emotivo: aiutare nelle mense per i poveri, lavorare nelle strutture di accoglienza e soprattutto, ascoltare. Mi fecero sentire le storie delle persone che avevo danneggiato, di genitori che avevano messo da parte i loro bisogni per regalare un sorriso ai propri figli».

Qualcosa di colpo cambiò. Quell'uomo un tempo insolente capì che l'amore e il sacrificio avevano un significato molto più profondo di quello che aveva immaginato. Ha incrociato persone che, pur avendo poco, erano pronte a condividerlo per aiutare gli altri: «C'erano cose – precisa – che il denaro non poteva comprare: il rispetto, la fiducia, l'amore genuino. Mi misi in gioco, imparando a lavorare e a dare senza aspettarmi nulla in cambio. Iniziai a vedere il valore delle piccole cose».

Oggi, Marco vive fuori dalla sua città natale, ma continua a mantenere forti legami con Overland Onlus, l’associazione che ha avuto un ruolo centrale nel suo cambiamento. Grazie al loro supporto, è riuscito a trovare nella sua nuova città una struttura simile al rifugio messinese dove può continuare a donare il suo tempo e le sue energie al prossimo. È impegnato in attività di volontariato, racconta il suo vissuto, e accanto a lui ci sono i suoi genitori: «Il rapporto con i miei è stato uno dei cambiamenti più difficili da affrontare. Mi hanno sempre dato tutto, cercando di proteggermi dalle difficoltà della vita, ma io non ho mai capito quanto amore e sacrificio ci fosse dietro ogni cosa. Quando sono finito nei guai, ho visto la loro delusione e il loro dolore, e per molto tempo ho avuto paura di affrontarli, di guardare in faccia la realtà. Ma grazie al percorso fatto ho capito che la mia arroganza non solo aveva ferito persone estranee, ma aveva distrutto anche il legame con le persone che mi amavano di più. Oggi il rapporto – conclude – con loro è cambiato: abbiamo ricominciato parlare e ad ascoltarci davvero. Mi hanno perdonato e io ho capito quanto è importante il loro amore».

Digital Edition
Dalla Gazzetta del Sud in edicola

Scopri di più nell’edizione digitale

Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Leggi l’edizione digitale
Edizione Digitale

Caricamento commenti

Commenta la notizia