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Messina, il parco Magnolia di Giostra contaminato dai “veleni” ereditati del passato

Cosa c’era, in superficie, lo si è sempre saputo: una trentina di baracche, 14 stalle, 3 edifici-alveari in cemento amianto chiamati “case volano”. Erano, cioè, appartamenti transitori, per far sostare temporaneamente le famiglie baraccate di villa Lina, in attesa del trasferimento negli alloggi popolari realizzati altrove, negli anni Ottanta. La v è diventata, poi, maiuscola, come a indicare un rione nel rione, quello del Volano, non più transitorio ma permanente, all’interno di quello denominato Magnolia (per la presenza dello storico albero monumentale dell’ex villa De Gregorio), nel cuore del quartiere di Giostra.
Ma si ignorava, almeno fino a ieri, cosa ci fosse nel suolo e nel sottosuolo. Ora lo sappiamo, o meglio cominciamo a saperlo: «Dai controlli effettuati sul terreno è emersa la presenza di sostanze inquinanti. In particolare, le verifiche sullo strato superficiale hanno fatto scoprire la presenza di concentrazioni superiori alla soglia di attenzione di alcuni contaminanti quali piombo e composti appartenenti alla famiglia degli idrocarburi aromatici (Ipa). Potrebbe essere la conseguenza di attività abusive condotte in passato nel sito, dal momento che gli “Ipa” per lo più si generano dalla combustione di materiale organico, di olio combustibile, gas, carbone e legno. Con ogni probabilità nel terreno arco sono stati bruciati materiali di vario genere e le sostanze sono ricadute sul suolo superficiale contaminando il primo strato. Si tratta di ipotesi e saranno necessari ulteriori approfondimenti». A comunicarlo è il sub-commissario per il Risanamento delle baraccopoli messinesi, l’avv. Marcello Scurria, al termine di un sopralluogo effettuato nell’area dove sono stati avviati i lavori preliminari per la realizzazione del nuovo Parco urbano.

«Qui, al Parco Magnolia – spiega l’ex presidente di Arisme, che si è sempre battuto per la riqualificazione di questa porzione di territorio –, abbiamo lavorato con l’obiettivo di restituire questo bene alla città. Purtroppo, durante la fase della verifica e approvazione del progetto esecutivo, è emerso che nella parte superficiale ci sono sostanze inquinanti accumulate nel corso degli anni. Abbiamo già provveduto a presentare denuncia alle autorità competenti e stiamo mettendo in sicurezza il sito. Adesso si procederà con controlli a profondità superiori, due e tre metri, per verificare se ci sono situazioni analoghe. Se dovessero presentarsi sostanze inquinanti anche più in profondità dovremo procedere con la bonifica così, come stiamo facendo a Fondo Saccà e Fondo Basile. Questo richiederà ulteriore tempo ma non ci fermiamo, andiamo avanti nell’azione di risanamento e riqualificazione».
Quanto è difficile fare i conti con un assurdo passato. «Trasformeremo la bruttezza in bellezza», aveva dichiarato Scurria nel 2023, e lo ribadisce anche oggi. È una vicenda simbolo, quella che si snoda all’ombra del meraviglioso “Ficus macrophylla”, uno dei due alberi più preziosi, nel suo genere, dell’intera Sicilia.

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