Dal punto di vista sismico, lo Stretto di Messina è uno dei luoghi più monitorati del pianeta». Lo va ripetendo ormai da anni l’amministratore delegato della “Stretto” Pietro Ciucci. Ma è evidente che quello del rischio terremoti-maremoti continua a essere (e, per molti aspetti, è inevitabile che lo sia) uno dei temi più “sensibili” dell’intera vicenda relativa alla costruzione del collegamento stabile tra l’Isola e il Continente.
In questi giorni, si è tornato a parlare delle faglie che contrassegnano i fondali del nostro mare. E, in particolare, dopo un articolo pubblicato da “Repubblica”, che ha rilanciato quanto sostenuto in uno studio dell’ing. Paolo Nuvolone e del prof. Paolo De Miranda, allegato alle osservazioni presentate dal Comune di Villa San Giovanni nell’ambito delle procedure in corso al ministero dell’Ambiente, si sono riaccesi – per l’ennesima volta – i riflettori sulle 5 faglie “attive” sulla sponda calabrese. Su una di queste poggerebbe uno dei due Piloni del Ponte ed è la faglia considerata più preoccupante, quella di Cannitello che, secondo i tecnici che hanno presentato le osservazioni al Mase, sarebbe «probabilmente figlia del devastante terremoto del 1783 che stravolse la morfologia della zona». Non la faglia del 1908, dunque, ma quella del sisma precedente, meno forte dal punto di vista della scala Richter, ma anch’esso devastante. «Quello è il terremoto di riferimento, non quello del 1908 con epicentro più vicino a Reggio Calabria e Messina», spiega al quotidiano nazionale l’ing. Nuvolone. E poi, nella tavola relativa alla “Carta di microzonazione Calabria-Comune di Villa San Giovanni”, viene segnata un’ampia fascia rossa che corre lungo tutta la sponda calabrese, classificata come «faglia attiva e capace, cioè in grado di generare eventi sismici, ma anche zona a rischio maremoto e soggetta a liquefazione».
Sull’argomento, si è registrata – per l’ennesima volta – la replica della società “Stretto”. «Il posizionamento della torre lato Calabria con la “Fascia a cavallo di faglie attive e capaci” – si legge – non è supportato da alcuna prova né indagini sul sito. Nell’elaborato “Riscontro alle osservazioni del pubblico”, inviato al Mase nell’ambito della documentazione integrativa richiesta, la “Stretto di Messina” ha risposto alla osservazione del Comune di Villa S. Giovanni e dell’ing. Nuvolone (redattore del Piano di microzonazione di I Livello sulla base del catalogo Ispra), in merito a tale presenza di faglie attive e capaci. Tale presenza è stata di fatto smentita dalle campagne d’indagini e analisi mirate per la realizzazione dell’opera, da parte del progettista. Viene anche spiegato che i modelli analogici dell’attività tettonica nello Stretto, ottenuti simulando l’attività della faglia che ha generato il terremoto del 1908, hanno dimostrato quanto già sostenuto nel progetto definitivo del 2011: la faglia responsabile del terremoto del 1908 è l’elemento tettonico di gran lunga dominante nello Stretto. Altre faglie attive si muovono solo in risposta alla dislocazione di tale faglia e comunque in misura subordinata. Nessuna di esse si è mossa nel 1908. Infine, non ci sono evidenze scientifiche né del piano di scorrimento di tale faglia, né di alterazioni topografiche prodotte dalla stessa. Le foto inserite nella ”osservazione del pubblico” non mostrano alcun piano di faglie, ma solo un versante coperto da vegetazione; nella letteratura più recente questo versante viene interpretato come la falesia che separa due terrazzi marini di età diversa»,
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia