Si è conclusa con tre rinvii a giudizio l’udienza preliminare che si è celebrata davanti al gup Eugenio Fiorentino per la morte del nostromo sulla nave di Caronte&Tourist “Elio”, il povero 61enne originario di Torre Faro Gaetano Puleo, avvenuta il 24 febbraio del 2021 al molo Norimberga. Puleo fu colpito dal tendersi improvviso di una gomena utilizzata per l’attracco della nave che in un primo momento si era impigliata. La cima secondo la ricostruzione dell’inchiesta non sarebbe andata immediatamente in tensione ma purtroppo proprio mentre il nostromo stava verificando cosa accadesse. La sferzata fu così violenta che sbalzò il marittimo contro la parte superiore dell’apertura della nave e poi in mare, dove fu recuperato dai suoi colleghi, attoniti per quanto era accaduto davanti ai loro occhi. In questo procedimento erano coinvolti con l’accusa di omicidio colposo, con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, il comandante del traghetto che era attraccato in quei giorni al molo Norimberga, Giuseppe Cama, la società Caronte&Tourist come persona giuridica per responsabilità amministrativa, e l’imprenditore Luigi Genghi, in qualità di datore di lavoro di Puleo e armatore della nave Elio. Ad assisterli gli avvocati Alberto Gullino, Anna Scarcella ed Enrico Ricevuto. I familiari del nostromo Puleo, la vedova Giuseppina La Torre e i figli Giovanni, Salvatore ed Anna, erano costituiti parte civile nel procedimento con l’assistenza degli avvocati Claudio Calabrò e Francesco Rizzo. Dopo essersi ritirato in camera di consiglio in tarda mattinata, ieri, il gup Fiorentino intorno alle 18.30 è rientrato in aula e ha comunicato le sue decisioni: ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio della pm Stefania La Rosa per Cama, Genghi e per la società Caronte&Tourist, ed ha fissato l’inizio del processo per il prossimo 28 febbraio 2025. I familiari di Puleo tra l’altro inscenarono una protesta per i tempi troppo dilatati della vicenda processuale, con un clamoroso sit-in davanti al Palazzo di giustizia di Messina il 14 aprile 2022. Successivamente i difensori dei familiari presentarono anche un’istanza di avocazione alla Procura generale. Sempre gli avvocati Rizzo e Calabrò a suo tempo avanzarono una richiesta di inchiesta formale, esperita ai sensi dell’art. 1241 del Codice della navigazione dalla Direzione marittima di Catania, la quale rassegnò alla Procura di Messina un dettagliato rapporto sulla «inequivoca responsabilità del sinistro». Gaetano Puleo, dopo una carriera trentennale con la compagnia di navigazione, benvoluto e stimato da tutti, non avrebbe dovuto essere a bordo di quel traghetto. Andò in servizio per sostituire un collega, il nostromo Salvatore Vadalà, che poi raccontò il suo dolore e quello dei colleghi per la tragedia. «Gaetano era il mare... E il mare se l’è portato via...», disse il nostromo all’indomani della tragedia: «Oggi sono andato ad accompagnare mia figlia a scuola – raccontò – e mentre andavo, pensavo che avrei potuto non essere accanto a lei. La nave Elio è diversa dalle altre della flotta, è più complessa, per starci a bordo praticamente serve una laurea».