Messina

Sabato 21 Settembre 2024

Messina, la rettrice Giovanna Spatari: «L’Ateneo si rinnova e si apre al territorio»

Si è chiuso il cerchio sui nuovi vertici di Ssd Unime e Unilav, le due società partecipate dell’Ateneo di Messina. Nuovi in tutti i sensi: appena una conferma, per il resto solo cambiamenti nel consigli d’amministrazione delle due “costole” dell’Università. Nomine arrivate subito prima e subito dopo la pausa estiva, alzando il sipario su una fase della governance dell’Ateneo in cui si dovrà entrare nel vivo di diversi temi cruciali. Tutti ben presenti nell’agenda della rettrice Giovanna Spatari, eletta a fine novembre e subito in prima linea, senza i periodi di “adattamento” che erano stati concessi ai suoi predecessori, in una comunità accademica segnata dall’ennesima bufera che l’aveva travolta. A quasi dieci mesi da quell’elezione, la prima donna con l’ermellino della storia dell’Università di Messina fa il punto su ciò che è stato. E su ciò che sarà. Qual è, se c’è, il comune denominatore che unisce le nomine fatte nelle due società partecipate? «L’idea che tutti i professionisti del territorio possano essere parte dei processi che interessano l’Università. È questa la ratio di una novità assoluta come la decisione di procedere con avvisi pubblici. Tante persone hanno deciso di mettersi in gioco presentando domanda. Poi è chiaro che l’onere della scelta dei nomi da proporre al consiglio d’amministrazione dell’Ateneo spetta sempre alla rettrice. Di fondo c’è un occhio attento al rinnovamento, un rinnovamento, però, che va oltre le persone e che riguarda modi diversi di vedere le cose e di agire nell’organizzazione del lavoro». La stessa logica è stata alla base delle scelte dei componenti esterni del Cda, Carlo Vermiglio e Caterina Di Giacomo? «Il concetto è quello, l’apertura dell’Ateneo al territorio, la scelta di due autorevoli professionisti della nostra città». Tornando alle partecipate, una sola nomina è stata fatta in continuità col passato, quella dell’amministratore delegato di Unilav, Bruno Cilento. Ed è subito seguita una polemica, addirittura con un esposto. La preoccupa? «No, mi sono assunta la responsabilità, com’è giusto che sia, di una scelta precisa. Anche in questo caso è stata fatta una valutazione specifica, e cioè che una società complessa come Unilav necessitava di una figura che potesse garantire continuità amministrativa». La sensazione è che, con queste nomine, si sia chiusa una prima fase che potremmo definire di assestamento del suo rettorato. «La fase di assestamento c’è stata ed è stata legata agli aspetti che mi stanno più a cuore, e cioè la centralità degli studenti nella vita universitaria. È in quest’ottica che vanno letti passaggi chiave come l’implementazione dell’offerta formativa, con la sua aderenza al profilo internazionale, e l’innalzamento della no-tax area». Una prima fase in cui grande attenzione è stata dedicata al favorire un clima meno teso, rispetto al recente (e recentissimo) passato. «Per estrazione professionale, da medico del lavoro, so bene quanto sia importante concentrarsi sul clima che caratterizza l’ambiente in cui si sta. Mettere gli operatori, di qualsiasi genere e ruolo siano, nelle condizioni di lavorare in un clima sereno, credo sia un elemento fondamentale». E questo obiettivo può dirsi raggiunto? «È certamente l’obiettivo sul quale permeerò tutta la mia azione di governo, in questi anni». Pensa che si possa ritenere superata la logica di continua contrapposizione tra blocchi che ha caratterizzato l’Ateneo negli ultimi anni? Lei l’ha avvertita? «Posso parlare della sensazione che ha accompagnato tutte le fasi di questo primo periodo e mi sento di affermare che vivo il mio ruolo con grande serenità e fiducia nella comunità accademica. Io lavoro per far stare bene la comunità e sto bene nella comunità». L’obiettivo a breve-medio termine che si è prefissata? «Sono consapevole del fatto che il personale tecnico-amministrativo è in grande sofferenza, per la mole di lavoro che è costretto a svolgere. Sia per l’attività che riguarda tutti i progetti, sia perché, in generale, è aumentata la portata stessa del lavoro, anche a causa di molti pensionamenti e di un turnover che, attualmente, fa registrare ancora un segno negativo. Ci sono in corso delle procedure concorsuali già bandite da tempo, che mi impegno a portare a termine per snellire la macchina amministrativa». Al vertice di questa macchina amministrativa c’è un direttore generale in scadenza di mandato. «La scadenza naturale è il 31 dicembre, noi stiamo già lavorando alla predisposizione del bando per individuare il futuro direttore, bando che sarà di prossima pubblicazione». Nelle scorse settimane il dibattito sul Ponte sullo Stretto è entrato, con qualche polemica, dentro la vita universitaria. Il che ripropone un quesito: che ruolo giocherà il nostro Ateneo in questa partita? «Le università non possono orientare in alcun modo la decisione sulla realizzazione o meno del Ponte, come di altre opere. Di certo posso dire che l’Università di Messina, con la rettrice in prima linea, farà tutto il necessario per mettere a disposizione le professionalità che possono offrire le proprie competenze. Tuttavia all’interno dell’Ateneo, com’è ovvio che sia, si esercita un libero scambio di pensiero, tutti i docenti fanno parte del tessuto sociale e manifestano legittimamente la propria opinione sul tema. L’Università svolge il proprio ruolo istituzionale, del resto facciamo già parte di tutti i tavoli tecnici». Il suo predecessore, Salvatore Cuzzocrea, è stato nominato consulente della ministra dell’Università Bernini. L’Ateneo è stato in qualche modo coinvolto? «Mi sono congratulata con il professor Cuzzocrea per il prestigioso incarico, che è a titolo gratuito e per il quale è stata data preventiva comunicazione all’amministrazione dell’Ateneo». Pensa che una nomina di questo tipo rappresenti un valore aggiunto per l’Università di Messina? «In generale quando un docente di questa comunità accademica riceve un riconoscimento così importante può essere un motivo di piacere per l’Ateneo». Avete avuti contatti istituzionali con il professor Cuzzocrea, dopo questa nomina? «La sua è una delega che impatta su ambiti di ampio respiro, che non necessitano di interlocuzioni con i singoli atenei». C’è qualcosa di questo ultimo anno che non rifarebbe? «Non mi sono pentita di nessuna scelta che ho fatto. Nemmeno della candidatura».

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