È una guerra di numeri: 140 contro 104, aspettando il 27... E sì, perché venerdì 27 settembre, alle 11,30, davanti alla XVII sezione del Tribunale ordinario di Roma-sezione Imprese, si terrà l’udienza per la trattazione dell’azione inibitoria collettiva presentata lo scorso 13 giugno da quattro avvocati messinesi, su incarico di 104 cittadini. È stata definita (impropriamente) una “class action” contro la “Stretto di Messina Spa”, la società dello Stato italiano, istituita con legge all’inizio degli anni Settanta e riportata in vita, dopo la messa in liquidazione decretata dai Governi Monti e Prodi, con un’altra legge approvata dai due rami del Parlamento italiano, nel maggio 2023.
Contro l’azione inibitoria promossa dai 104, gli avvocati Fernando Rizzo, Andrea Vadalà e Gianni Toscano, su mandato di altri 140 cittadini, in prevalenza residenti nei comuni di Messina e Reggio Calabria, lo scorso 16 settembre hanno depositato, nel giudizio in oggetto, un intervento volontario per contrastare «una iniziativa giudiziaria fondata su argomentazioni e motivi che questo Studio ha ritenuto inammissibili, per svariati profili processuali, oltre che infondati nel merito». Un intervento volontario a sostegno della società “Stretto di Messina” che, a sua volta, sarà rappresentata, in questo giudizio, dall’avvocato messinese Fulvio Cintioli e dal prof. Piero Guido Alpa, uno dei più illustri maestri del Diritto civile italiano e tra i civilisti più prestigiosi anche a livello internazionale. Sarà una bella battaglia...
E a proposito di numeri, ce n’è un altro: il 42. Corrisponde alle pagine della relazione allegata all’azione inibitoria collettiva con la quale si chiede «la cessazione immediata da parte della società “Stretto di Messina”, di ogni atto o comportamento pregiudizievole dei diritti e degli interessi collettivi e di ogni attività tendente all'approvazione del progetto definitivo ed esecutivo». Viene chiesto, inoltre, al giudice di accertare «la responsabilità della società e il danno ingiusto causato per la violazione del dovere di diligenza, correttezza e buona fede». Secondo i ricorrenti, il progetto del Ponte «non è mai stato sottoposto a Vas, non ha mai superato la Via, ha una VinCA negativa nel 2013». Inoltre, «manca il Piano economico e finanziario che dimostri la sostenibilità e la redditività dell’opera». E poi vengono elencati i diversi punti contestati della Relazione di aggiornamento del progetto definitivo, rilievi ai quali la “Stretto” ha risposto, anche con la presentazione delle integrazioni nell’ambito proprio della procedura di Valutazione d’impatto ambientale. La “lista” è quella contenuta anche in altri esposti presentati da esponenti del fronte “No Ponte”: «Non si considera l’esistenza di una faglia attiva rilevata sul versante calabro dal servizio geologico Ispra; non sono aggiornate le cartografie; non si considera il regime delle acque superficiali e non si valuta lo scenario meteo-climatico che altera quello di riferimento della gestione idraulica; non si aggiornano i dati sul vento e sul terremoto; non si risolvono le contestazioni sul franco navigabile di 65 metri; non si aggiornano dati e costi sul materiale di costruzione; non si prevede nessun piano di Protezione civile».
Di contro, i legali che hanno sottoscritto l’intervento volontario a sostegno della “Stretto”, definiscono l’azione “inammissibile”: «La società concessionaria non gestisce in atto alcun servizio pubblico in assenza della realizzazione dell’opera; oltre al fatto che le procedure di rilascio delle valutazioni e autorizzazioni ambientali sono ancora in itinere e, pertanto, la pendenza delle istruttorie impedirebbe al Tribunale civile di adottare qualunque decisione prima che le commissioni competenti si pronuncino. Inoltre, manca ancora la valutazione definitiva del Cipess che dovrà concludere l’iter di approvazione del progetto definitivo esitato dalla “Stretto di Messina” e dalle Commissioni ministeriali».
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