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Il “colpo” in gioielleria a Frazzanò: 7 anni a Arcuni e Vinci, quattro a Gugliotta

Rito abbreviato al tribunale di Patti

Pene rilevanti disposte a conclusione del processo di primo grado, con rito abbreviato, a carico di tre giovani imputati per la rapina in una gioielleria di Frazzanò, messa a segno nel gennaio 2023.
Il gup del Tribunale di Patti, Ugo Domenico Molina, ha condannato a 7 anni di reclusione Giuseppe Antonino Arcuni e Vincenzo Vinci, palermitani rispettivamente di 32 e 31 anni, accusati di rapina aggravata, sequestro di persona e lesioni. I due sono stati quindi interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente per la durata della pena, con una multa di 3.400 euro ed il pagamento delle spese processuali e di quelle per la custodia in carcere.
Il terzo imputato, Ennio Gugliotta, 23enne di Mirto, accusato di essere il basista, è stato invece condannato a 4 anni di reclusione, 1.600 euro di multa e le spese processuali. A carico degli imputati anche il risarcimento dei danni subìti dalla persona offesa, costituita parte civile, da liquidarsi in separata sede.
Fu un’azione rapida e particolarmente violenta quella messa a segno nel tardo pomeriggio del 27 gennaio 2023. In due a volto coperto si introdussero nella gioielleria di via Umberto I di Frazzanò e, dopo aver malmenato il proprietario, si impossessarono di gioielli, orologi e denaro, per un valore di circa 40.000 euro.
Le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Patti, condotte dai carabinieri della Stazione di Mirto e della Compagnia di Sant’Agata Militello, rilevarono come il blitz fosse stato pianificato nel dettaglio sfruttando la conoscenza tra Gugliotta e la famiglia del gioielliere. Gli inquirenti individuarono decine di telefonate fra i tre prima e dopo la rapina con il 23enne che, dopo aver agevolato le operazioni sin dai sopralluoghi preliminari, quel pomeriggio si recò nella gioielleria con il pretesto di acquistare un piccolo gioiello. Una volta aperta la porta avrebbe quindi lasciato via libera ai due complici che, armati di taglierino, legarono il gioielliere a una sedia, minacciandolo e picchiandolo. Ad inchiodarli le tracce di Dna repertate dai Ris su una sciarpa e un paio di occhiali persi nella fuga, mentre Gugliotta avrebbe tentato di depistare gli inquirenti con una telefonata ai carabinieri per lasciare traccia di un presunto tentativo di avvertire le forze dell’ordine.

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