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La mafia sui Nebrodi e a Giostra, i retroscena della confisca da 12 milioni a Nigrelli e Arrigo

Il provvedimento a carico del professionista di Mistretta per circa 12 milioni notificato dagli investigatori della sezione Dia di Messina. Un altro decreto, eseguito dai carabinieri per 350 mila euro, ha raggiunto il 49enne Giovanni Arrigo

Altre due confische di rilievo decise dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Messina su richiesta della Procura peloritana diretta da Antonio D’Amato, che assicurano alle casse dello Stato l’importo complessivo di oltre 12 milioni di euro. «L’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati costituisce - scrive il procuratore D’Amato in una nota -, uno dei principali obiettivi perseguiti da questa Procura». Già da tempo infatti è stato creato il “Gruppo Misure di prevenzione”, coordinato dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, che tratta le misure di prevenzione ordinarie e antimafia, comprese quelle patrimoniali.
Le confische riguardano il commercialista commercialista messinese 65enne Michele Nigrelli, originario di Reitano, che ha la sua base operativa a Mistretta, e il messinese 49enne Giovanni Arrigo, ritenuto dalla Dda esponente del gruppo di Giostra.
I decreti della sezione Misure di prevenzione sono stati adottati rispettivamente dai collegi presieduti dai giudici Domenico Armaleo e Massimiliano Micali, ed eseguiti il primo dagli investigatori della sezione della Direzione investigativa antimafia di Messina e il secondo dai carabinieri del Comando provinciale peloritano.
Nigrelli viene definito come una mente economica raffinatissima votata alle truffe seriali milionarie e in grande stile, per captare finanziamenti pubblici ed evadere sistematicamente il fisco. Che da Mistretta, sui monti Nebrodi, ha progressivamente allargato la sua sfera d’azione in Italia e all’estero. Fino ad arrivare, solo per fare un esempio, ad avere rapporti con una donna finita nei guai per bancarotta fraudolenta come amministratrice dell’impero di Wanna Marchi, e a quanto pare anche “imparentata” con il boss della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo.

È stato coinvolto in numerosi procedimenti penali per truffa finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche reati fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio. Dagli atti giudiziari è emerso come il professionista, sottoposto anche alla sorveglianza speciale per due anni con l'obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale, abbia «da sempre strumentalizzato la sua attività professionale per la costituzione di un sistema truffaldino fondato sull’utilizzo di schemi societari non corrispondenti al dato reale, attraverso il quale egli ha rivolto a suo vantaggio consistenti contributi di natura pubblica», tra cui gli incentivi previsti a favore delle attività produttive delle aree depresse, «così realizzando un imponente arricchimento personale». La confisca a Nigrelli ha riguardato 9 imprese, operanti nel campo dell’assistenza fiscale, dell’assistenza agli anziani ed in quello immobiliare; 7 appartamenti; un fabbricato e 17 terreni situati nelle province di Messina e Palermo; e poi decine di rapporti finanziari. Per un valore complessivo stimato dagli investigatori di circa 12 milioni di euro.

L’altro decreto di confisca ha riguardato beni riconducibili al messinese Giovanni Arrigo, attualmente detenuto, che è stato contestualmente sottoposto anche alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per tre anni. Il provvedimento scaturisce dagli accertamenti di carattere patrimoniale svolti dai carabinieri del Nucleo investigativo di Messina, che hanno consentito di documentare come l’uomo, coinvolto in passato in altre vicende giudiziarie, avesse accumulato, nel tempo, un patrimonio risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati da lui e dai suoi familiari. In particolare, dal 1992 al 2018, nell’ambito di diversi procedimenti penali, era stato condannato con sentenze definitive per vari reati, tra cui associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, rapina, furto, lesioni personali e detenzione illegale di armi. Per ultimo, il 30 aprile del 2021, Arrigo era stato arrestato in flagranza di reato per estorsione aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito di un'indagine condotta dai carabinieri sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, venendo poi condannato. Dalle indagini, avviate immediatamente dopo la denuncia della vittima, era emerso che Arrigo, a partire dal 2016, avrebbe costretto, con ripetute vessazioni, minacce e violenze, messe in atto anche con l’uso di armi, un imprenditore edile a corrispondergli periodicamente, a titolo estorsivo, diverse somme di denaro, richiedendogli anche senza alcun compenso i lavori per la costruzione di un fabbricato oltre a numerose forniture di materiale edile. La confisca ha riguardato 6 abitazioni e un terreno agricolo, situati a Messina, oltre a 5 veicoli, per un valore complessivo stimato in circa 350mila euro.

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